Non è stato un petardo a provocare la morte qualche minuto prima dello scoccare della mezzanotte di Capodanno ad Asti di Roudin Seferovic, 13enne di etnia rom, bensì un colpo di fucile da caccia calibro 12 sparato a distanza ravvicinata. La clamorosa svolta nelle indagini è arrivata grazie ai risultati dell’autopsia, disposta dalla Procura di Asti, che ha confermato la causa del decesso nella profonda emorragia all’addome provocata da un’arma da fuoco.
Tra le ipotesi al vaglio degli inquirenti resta quella di una tragica fatalità durante i festeggiamenti per l’arrivo del nuovo anno. I carabinieri sono al lavoro per stabilire l’esatta dinamica dei fatti, ma al momento non risulta ancora nessuna persona iscritta nel registro degli indagati.
A questo punto la famiglia aspetta di ricevere il nulla osta da parte degli organi competenti per poter celebrare i funerali. Come già annunciato da Carla Osella, Presidente nazionale A.I.Z.O.(Associazione Italiana Zingari Oggi) la salma sarà benedetta con rito musulmano al campo e sarà sepolta nel cimitero di Asti.
Il giovane viveva insieme alla famiglia nel campo nomadi di via Guerra, luogo in cui è avvenuto il tragico incidente. Poco prima della mezzanotte di Capodanno Roudin era stato immediatamente soccorso e trasportato all’ospedale Cardinal Massaia di Asti, dove sfortunatamente era arrivato già in arresto cardiaco e a nulla sono valsi i tentativi di salvargli la vita da parte del personale medico e sanitario.
Dopo l’annuncio del decesso i familiari della vittima, in preda alla disperazione, hanno sfogato la propria rabbia danneggiando alcune strutture situate all’interno e all’esterno del pronto soccorso. Alcuni hanno addirittura aggredito alcuni rappresentanti delle forze dell’ordine, motivo per il quale si è reso necessario l’intervento di altre volanti a supporto degli agenti già presenti in loco. I parenti avevano inoltre chiesto di poter vedere la salma, ma non era stato possibile in quanto doveva ancora essere effettuato l’esame autoptico.
Carlo Saccomando