La presidente della Bce Christine Lagarde ha affermato: “I cittadini europei stanno ricorrendo sempre di più alla tecnologia digitale nei loro comportamenti di spesa, risparmio e investimento. Il nostro ruolo è mantenere la fiducia nella moneta, assicurando anche che l’euro sia pronto ad affrontare l’era digitale. Dovremmo essere preparati all’emissione di un euro digitale qualora ce ne fosse bisogno“.
Col diffondersi sempre di più dell’utilizzo delle tecnologie digitali, l’economia si è trasformata in e-economy: i lavoratori si sono trasformati in e-worker, gli impiegati in e-employee, i consumatori in e-consumer, hanno una e-identity (alcuni di loro hanno anche una e-residency), i beni come i libri sono diventati e-book, i servizi e-service e la moneta e-money (moneta elettronica).
Le monete che usiamo hanno forme diverse: forma cartacea (banconote), forma metallica (coins), forma scritturale (depositi bancari) e forma elettronica. La moneta elettronica è un valore monetario memorizzato su un dispositivo elettronico (es. carte prepagate o smart cards) e la transazione che dà origine al pagamento non comporta scritture in un conto corrente bancario.
Che forma avrà l’euro digitale? Sarà una criptovaluta come il bitcoin? Vivrà anch’esso di un mercato di scambi come il bitcoin e soggetto a fluttuazioni, oppure, come più probabile, sarà ancorato al valore dell’euro e quindi sarà una moneta stabile?
L’euro digitale sarà una moneta digitale, ovvero una rappresentazione binaria (cioè espressa con le sole cifre zero e uno – come il bitcoin) di un valore monetario, e potrà essere scambiato attraverso canali digitali, proprio come avviene con il trasferimento di euro tramite Paypal e Satispay. L’euro digitale circolerà assieme all’euro cartaceo. Sarà come avere gli euro di carta nel proprio portafogli, che se viene perduto verranno perduti pure gli euro che ci sono dentro? Sarà come avere un portafoglio elettronico (e-wallet) che se viene “perduto” verranno perduti pure gli euro digitali che ci sono dentro?
Tra le tante domande che l’euro digitale solleva ce n’è una in particolare, in apparenza banale: si sarebbe potuto prevedere l’avvento dell’euro digitale?
La previsione (anzi la predizione) che sarebbe nata la moneta digitale è emersa da una ricerca teorica pionieristica in ambito economico e informatico avviata nel 1991 cui è seguita una ricerca sperimentale nel 1998 che si è protratta fino al 2018.
Nel 1998 Sarah Smyth, brillante studentessa della Bocconi, nella sua tesi di laurea intitolata “Modelli economici per la valutazione delle prestazioni degli elaboratori elettronici” afferma: “La prima analogia riguarda l’unità di scambio: in Economia l’unità di scambio è la moneta, nel nostro modello è la service unit. Moneta e service unit sono la linfa che alimenta il processo produttivo: immagini speculari di un processo fondamentalmente identico”.
I processi fondamentalmente identici cui si fa riferimento nella tesi sono il processo di produzione dei beni e il processo di produzione dei dati (ovvero, l’elaborazione dei dati) e la service unit è la moneta digitale [la service unit è qualcosa di molto simile al bitcoin, termine questo certamente più adatto di service unit per indicare una moneta digitale avente doppia natura: informatica (bit) ed economica (coin)].
Il lavoro di ricerca di Sarah Smyth proseguì assieme all’autore di questo articolo, e insieme scrissero l’articolo scientifico dal titolo evocativo “Può l’economia avvalersi della sperimentazione in laboratorio?” che fu pubblicato sulla rivista Ingegneria Economica nel 1999. Nell’articolo si afferma: “La somiglianza tra il mondo EDP come modello in scala del mondo economico rende la possibilità di eseguire esperimenti in laboratorio di Economia un’ipotesi plausibile: essa potrebbe essere realizzata facendo simulare al computer le funzioni dell’impresa. Si parlerebbe in tal caso di “Economia Artificiale”, per analogia con l’Intelligenza Artificiale, disciplina in cui il computer simula le funzioni del cervello”.
Le idee esposte dall’allora studentessa della Bocconi nella sua tesi di laurea sono state ulteriormente sviluppate e affinate dall’autore di questo articolo, informatico di professione, per altri venti anni: tali idee hanno raggiunto la piena maturità nel 2018 e sono state consolidate in una nuova disciplina sperimentale che fonde economia e informatica, l’economatica (una descrizione dell’economatica viene presentata nel libro a carattere divulgativo dal titolo L’economista in camice pubblicato da Aracne in febbraio 2019).
In economatica la moneta digitale è una moneta nativa digitale, nasce assieme alle tecnologie digitali e circola nella rete digitale come l’elettricità circola nella rete elettrica. In economatica la moneta digitale è agganciata a risorse reali come lavoro digitale e capitale digitale (computer, ma anche immobili come palazzi “convertibili” in moneta digitale) e fa da scudo all’economia reale ponendola al riparo dalle turbolenze dei mercati finanziari.
Una sintesi dell’economatica è riportata nell’articolo scientifico “Working abductively at the edge of economics and computer science: Economatics as a data processing economy” ed è stata presentata alla 2nd International Conference on Decision Economics(7-9 ottobre 2020) che avrebbe dovuto avere luogo a L’Aquila ma, per ragioni legate al Covid-19, si è tenuta online tramite Zoom.
Dunque: si poteva prevedere la nascita dell’euro digitale e, più in generale, la nascita della moneta digitale? Una studentessa di economia e un informatico di professione l’hanno predetta. Trent’anni fa.
Claudio Maria Perfetto