Nella notte appena trascorsa Matteo Messina Denaro è stato arrestato dai carabinieri del Ros all’interno della clinica privata La Maddalena di Palermo. Era latitante da 30 anni. Il superboss della Mafia, che al momento dell’arresto stava effettuando dei controlli e non avrebbe opposto resistenza, è stato trasferito in una località segreta.
L’inchiesta che ha portato alla cattura del capomafia di Castelvetrano (Tp) è stata coordinata dal procuratore di Palermo Maurizio de Lucia e dal procuratore aggiunto Paolo Guido.
Secondo quanto si apprende da fonti investigative Matteo Messina Denaro era solito fare periodicamente controlli in quella struttura. I Ros hanno così stabilito di effettuare il blitz decisivo nella notte tra domenica e lunedì. Prima della delicata operazione la struttura sanitaria era stata messa in sicurezza con il supporto di diverse decine di uomini per tutelare tutti i pazienti.
“Una grande vittoria dello Stato che dimostra di non arrendersi di fronte alla mafia“. Queste le parole cariche di soddisfazione espresse dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni poco dopo la notizia dell’arresto di Matteo Messina Denaro. “All’indomani dell’anniversario dell’arresto di Totò Riina, un altro capo della criminalità organizzata viene assicurato alla giustizia“, ha poi aggiunto.
Figlio del vecchio capomafia di Castelvetrano (Tp) Ciccio, storico alleato dei corleonesi di Totò Riina, Matteo Messina Denaro era latitante dall’estate del 1993, quando in una lettera scritta alla fidanzata dell’epoca, Angela, dopo le stragi mafiose di Roma, Milano e Firenze, preannunciò l’inizio della sua vita da Primula Rossa. “Sentirai parlare di me – le scrisse, facendo intendere di essere a conoscenza che di lì a poco il suo nome sarebbe stato associato a gravi fatti di sangue – mi dipingeranno come un diavolo, ma sono tutte falsità”.
Il capomafia trapanese è stato condannato all’ergastolo per decine di omicidi, tra i quali quello del piccolo Giuseppe Di Matteo, il figlio del pentito strangolato e sciolto nell’acido dopo quasi due anni di prigionia, per le stragi del ’92, costate la vita ai giudici Falcone e Borsellino, e per gli attentati del ’93 a Milano, Firenze e Roma. Messina Denaro era l’ultimo boss mafioso di “prima grandezza” ancora ricercato. Per il suo arresto, negli anni, sono stati impegnati centinaia di uomini delle forze dell’ordine. Oggi la cattura, che ha messo fine alla sua fuga decennale. Una latitanza record come quella dei suoi fedeli alleati Totò Riina, sfuggito alle manette per 23 anni, e Bernando Provenzano, riuscito a evitare la galera per 38 anni.
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