TARANTO. «Vogliamo che l’attività produttiva sia assicurata ma con le nuove tecnologie. Bisogna puntare subito ad una svolta ma con tecnologie pulite. Poi vogliamo che ci sia uno sforzo maggiore nel risanamento ambientale e assicurare il massimo a livello di occupazione». Questi i tre punti su cui il premier Giuseppe Conte punta per accordarsi con i vertici di ArcelorMittal. Nel frattempo l’udienza della causa civile in corso a Milano è stata rinviata al 20 dicembre prossimo: la decisione del giudice Claudio Marangoni serve per arrivare a una volontà comune a istituzioni e azienda, e tutelare la salute dei cittadini. Sono proprio questi ultimi, però, che non si arrendono a una soluzione tra governo e ArcelorMittal: “Le istituzioni hanno trovato l’accordo con la morte. Ieri tra tavoli e selfie hanno assicurato la prosecuzione di un progetto macabro su un popolo a cui hanno strappato il diritto alla vita, su un popolo che continuerà ad ammalarsi e a morire. Oggi dalle cokerie del siderurgico di Taranto, come nei giorni, mesi ed anni scorsi, continuavano ad uscire indisturbate e non convogliate massicce dosi di fumi cancerogeni intrisi di idrocarburi policiclici aromatici, benzene e idrogeno solforato. I responsabili siete voi”, ha postato l’attivista tarantino Luciano Manna su Facebook.
Se l’amministratore delegato di ArcelorMittal Lucia Morselli sul contenzioso riguardante l’ex Ilva ha garantito il normale funzionamento degli impianti e la continuità produttiva, a Taranto Mariagrazia Serra, presidente dell’Isde Taranto (associazione di medici volontari che studiano e informano i cittadini sulle correlazioni tra salute e ambiente), al giornalista Gianmarco Sansolino di Canale 85 ha dichiarato: «La salute dell’infanzia è colpita in maniera prioritaria perché è la fascia più sensibile, quindi secondo me l’obiettivo principale è quello di occuparsi prima della salute e poi del lavoro». Fabbrica, operai, salute, città: tutto è in relazione a Taranto, come è stato spiegato in occasione del 30esimo anniversario dalla fondazione Isde Italia, durante un incontro con medici per l’ambiente della sezione locale, pediatri, frati, imprenditori, e giornalisti che hanno ripercorso, martedì 26 novembre, la storia dell’acciaio e dell’ex Ilva.
All’incontro era presente anche il Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti, che ha dichiarato: “La scoperta di essere complici di un danno che investe prima di tutto se stessi, il coraggio di denunciare e subirne le conseguenze dentro e fuori dalla fabbrica, l’ostinazione della politica e dei sindacati a mentire sulla possibilità di mettere a norma gli impianti, il cappio chiamato busta paga per esercitare un ricatto esasperante: se persino la Chiesa chiede lo scudo penale, il peso della lotta per un futuro che non ci condanni ad essere una seconda Bagnoli ricade tutto sugli operai e i cittadini”.
Simona Cocola