Ancora tensione sullo spread tra Btp e Bund tedeschi a 10 anni: il differenziale è a 231 punti base, in netto rialzo dopo la chiusura di ieri a quota 216. Il rendimento del prodotto del Tesoro è al 3,76% rispetto a una conclusione della giornata precedente a quota 3,58%, livelli recordo che non si registravano dal 2014.
Nei primi scambi non parte bene Piazza Affari, che proprio a causa della tensione sui titoli di Stato in avvio di sessione sembra essere la Borsa più debole in Europa: l’indice Ftse Mib cede l’1,5%, con i titoli bancari deboli.
Per quanto riguarda i principali titoli italiani Bper, dopo un passaggio in asta di volatilità nel giorno della presentazione del nuovo piano industriale, cede il 4,5%, Bpm il 2,9%, Mediolanum, Banca Generali e Unicredit due punti percentuali. Debole anche Intesa (-1,9%), mentre fuori dal settore del credito Eni perde l’1,7%. Tra i titoli principali di Milano prova a tenere Hera, che sale di poche frazioni di punto.
Negativi, anche se più contenuti rispetto all’Italia, i maggiori listini azionari europei con Madrid che perde l’1,2%, Francoforte e Amsterdam, che registrano una perdita di oltre un punto percentuale. Chiudono Parigi con – 1% e Londra che cede lo 0,9%.
L’inflazione media nell’Eurozona dovrebbe attestarsi nel 2022 al 6,8%, prima di rallentare al 3,5% nel 2023 e al 2,1% l’anno successivo. Lo prevedono le nuove stime della Bce, che definisce l’inflazione “una grossa sfida“. Le nuove statistiche sono state “riviste significativamente al ribasso” per la crescita: per il 2022 al 2,8% e per il 2023 al 2,1% mentre per il 2024 c’è un lieve miglioramento al 2,1%.
La Banca centrale europea ha inoltre deciso “di porre fine agli acquisti netti di titoli attraverso il programma App dal primo luglio“. Livelli superiori rispetto alle proiezioni di marzo sono previsti anche per l’inflazione al netto dei beni energetici e alimentari, che si porterebbe in media al 3,3% nel 2022, al 2,8% nel 2023 e al 2,3% nel 2024.