FIRENZE. Nell’ultimo giorno di Leopolda il senatore ed ex premier ha tenuto il suo discorso conclusivo e prova a sminare le tensioni con Palazzo Chigi. Ha rivendicato tanto la nascita del governo Conte” quanto il diritto di formulare critiche alla manovra. Poi, cercando di allargare la sua base di consensi, ha lanciato un appello ai delusi di Forza Italia, quelli che si riconoscono in un’area liberal democratica. Su questo punto, però, ha ricevuto un’immediata replica da Luigi Di Maio: “Veramente assurdo che si applauda a chi sta andando a prendere parlamentari in altre formazioni politiche, per fargli cambiare casacca. L’epoca dei voltagabbana deve finire, si tratta del rispetto del voto dei cittadini. Non c’è accordo in maggioranza sul vincolo di mandato, ma se non si può cambiare la costituzione almeno modifichiamo i regolamenti parlamentari”.
Scaramucce a parte, la stabilità del governo non è in discussione, assicura Renzi: “Il treno della legislatura arriva al 2023. Chi vuole scendere prima può farlo. Noi invece intendiamo garantire al Paese un’alternativa al bullismo istituzionale. E non come dice la narrativa prevalente perché i parlamentari non vogliono andare a casa, cosa peraltro vera, ma il problema è molto più grave perché in questa legislatura scade il mandato del presidente della Repubblica e il suo è un ruolo chiave: oggi c’è una maggioranza in Parlamento che mette in minoranza i sovranisti, se resta questa maggioranza il prossimo presidente della Repubblica sarà espressione di forze che credono nell’Europa e che non vanno in piazza con Casapound”.
Il fondatore di Italia Viva si è comunque dimostrato soddisfatto per quest’edizione alquanto partecipata: “Dire qualcosa di positivo, proporre idee non è lanciare ultimatum ma fare politica. Se io propongo di non tartassare le partite Iva non è un ultimatum, ma dico che vi ha fatto di male la classe media? Quota 100 è uno spot, e costa 20 miliardi in tre anni. Salvini lo fa solo per dire con un post che ha risolto i problemi dei pensionati. È la politica degli slogan. Come quando annuncia di aver fermato un’imbarcazione con 20 persone a bordo e contemporaneamente arrivano i barchini sulle coste calabresi e siciliane. Prima si salvano le persone dal mare, poi si ragiona di integrazione. Noi vogliamo affrontare questi problemi con l’intelligenza di chi ha una visione”.
E, ancora: “L’immigrazione è un gran problema, chi lo nega mente. Il problema c’è e ci sarà sempre di più, Salvini non ha cambiato niente se non l’umore degli italiani creando un clima di odio. Quando dicevamo ‘aiutiamoli a casa loro’, non era uno slogan, bisogna investire in Africa, e le aziende italiane devono aiutare queste persone a non partire, creando lì le condizioni di benessere”.