WASHINGTON. Jerry West non è solo l’uomo nel logo NBA: è anche un raro caso di divinità del gioco divenuta dirigente di successo. Ci sono stelle intramontabili nella NBA, e una di queste è sicuramente Jerry West. Il campione, una delle leggende del basket Usa, ha ricevuto oggi alla Casa Bianca da Donald Trump la medaglia della liberta’, la massima decorazione degli Stati Uniti, insieme alla medaglia d’oro del Congresso. Il tycoon ha ricordato la carriera del giocatore e la storia del suo soprannome, Mr. Clutch (mister pressione, per la sua freddezza e la capacità di segnare i punti importanti nelle situazioni decisive delle gare), definendolo “un americano straordinario”.
West, che ora ha 81 anni, ha giocato 14 stagioni in NBA, tutte con i Los Angeles Lakers, contribuendo a raggiungere nove finali e facendo parte ogni anno dell’All-Star team. Ha vinto un ‘anello’ nel 1972 e l’oro alle Olimpiadi di Roma nel 1960. In seguito e’ stato un grande allenatore e un grande general manager, sempre per i Lakers, portando campioni come Magic Johnson, Kobe Bryant e Shaquille O’Neal. “Giuro che il mio nome sembrera’ un refuso in questa lista”, ha commentato umilmente West, riferendosi all’elenco dei premiati. Durante le 14 stagioni ai Lakers giocò nel ruolo di guardia tiratrice e divenne molto famoso per il suo “arresto e tiro”, movimento che eseguiva con grande eleganza e con grande precisione. Fu uno dei giocatori più forti della NBA degli anni Sessanta, e contribuì in maniera decisiva a mantenere i Lakers sempre ai vertici del campionato: fu anche il terzo giocatore nella storia della NBA a raggiungere quota 25mila punti, dopo Wilt Chamberlain e Oscar Robertson. Partecipò a moltissime edizioni dell’All Star Game, la manifestazione sportiva che si tiene tutti gli anni a cui partecipano i giocatori più forti e apprezzati della lega. Guidò i Lakers alle finali NBA per nove volte, dando vita a delle sfide molto sentite contro i grandi rivali del tempo, i Boston Celtics. Era soprannominato “Mr. Clutch” (Mr. Pressione), per la sua freddezza nei momenti decisivi delle partite: uno dei suoi canestri più importanti da “Mr. Clutch” fu quello che realizzò da oltre metà campo all’ultimo secondo di gara 3 dei playoff contro i New York Knicks nel 1970.
Dopo una partita in cui fece 16 su 17 al tiro dal campo, 12 su 12 ai tiri liberi, 12 rimbalzi, 12 assist e 10 stoppate – che in NBA è la rarissima “quadrupla doppia”, cioè quando queste quattro voci (o in alternativa a una di queste, quella dei recuperi) dello score raggiungono la doppia cifra – West disse al National Sports Daily: «In difesa, dal punto di vista della squadra, non mi sento di aver giocato molto bene. Raramente sono stato soddisfatto di come ho giocato». West era conosciuto anche per la sua altissima tolleranza al dolore fisico: si ruppe il naso ben nove volte, e in più di un’occasione si presentò all’inizio della partita fisicamente debilitato, terminandola poi con 30 o 40 punti segnati. Era anche molto rispettato dagli avversari: dopo la dura sconfitta contro i Boston Celtics nelle finali NBA del 1969, John Havlicek, giocatore dei Celtics, si avvicinò a West, e gli disse: «Jerry, ti voglio bene».