Si chiama Airalzh – Associazione Italiana Ricerca Alzheimer – ed è l’unica associazione Onlus che promuove e sostiene, a livello nazionale, la ricerca medico-scientifica sulla malattia dell’Alzheimer e su altre forme di demenza attraverso opere di sensibilizzazione e raccolta fondi. L’obiettivo di Airalzh è quello di migliorare la qualità della vita dei pazienti, innalzare i livelli di cura disponibili e contribuire alla scoperta di nuove terapie. L’associazione Airalzh – costituita nel 2014 da clinici e ricercatori impegnati da anni nella cura delle malattie neurodegenerative – è affiancata da un Comitato Tecnico Scientifico composto da scienziati italiani di fama internazionale e concentra la ricerca su diagnosi precoci, trattamenti non farmacologici e l’individuazione di nuovi target.
Malattie come l’Alzheimer e le demenze purtroppo sono ancora poco riconosciute, sotto diagnosticate e poco trattate. I pazienti affetti da Alzheimer, oltre a soffrire di una progressiva perdita della loro capacità intellettiva, subiscono anche un’inadeguata organizzazione assistenziale nelle cure primarie e una riduzione dell’aspettativa di vita. Grazie quindi alla rete dei giovani ricercatori di Airalzh – attivi in 25 centri di eccellenza distribuiti in 14 regioni italiane – continua la ricerca in Italia sull’Alzheimer.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito l’Alzheimer una priorità per la sanità pubblica mondiale; da qui nasce l’urgenza di fare della ricerca medica una priorità globale. Nel mondo si stimano circa 47 milioni di persone affette da demenze, di cui il 50-60% con Alzheimer, e l’Italia risulta all’ottavo posto per il numero di persone colpite da queste malattie: si contano oltre un milione di persone affette da demenza e tra queste sono oltre 600 mila quelle colpite da Alzheimer.
«Per contrastare e sconfiggere l’Alzheimer purtroppo non esistono ancora terapie risolutive. – spiega il professor Sandro Sorbi, presidente Airalzh – Esiste solo la ricerca, unica arma per rallentare e bloccare la progressione della malattia e per effettuare diagnosi sempre più precoci e tempestive. Infatti, se alcuni fattori di rischio sono immodificabili, quali l’età o la familiarità o il patrimonio genetico, altri importanti fattori di rischio sono modificabili e quindi le ricerche volte a intervenire su questi fattori di rischio hanno le maggiori probabilità di essere rapidamente trasferibili alla clinica e di conseguenza utili per i pazienti». Tutti i dati che sono stati raccolti sottolineano quindi l’importanza della prevenzione nel combattere la demenza mediante un corretto stile di vita sin dalla giovane età. E, infatti, gli obiettivi strategici ed operativi che Airalzh persegue con determinazione nei vari ambiti della ricerca vogliono: identificare i fattori di rischio; scoprire i geni coinvolti; migliorare le tecniche diagnostiche per individuare la malattia in una fase sempre più precoce e sviluppare nuovi farmaci e trattamenti non farmacologici.
Inoltre, oggigiorno la risonanza magnetica è uno strumento diagnostico presente in tutte le strutture ospedaliere e può essere facilmente utilizzato per una corretta differenziazione delle demenze, permettendo così diagnosi più accurate e precoci. A tal proposito, il progetto di ricerca del dottor Giorgio Giulio Fumagalli – medico specialista in Neurologia presso l’Ospedale Maggiore Policlinico di Milano; da due anni parte della rete nazionale di ricerca dell’Associazione Airalzh Onlus – si concentra proprio sui metodi per utilizzare al meglio la risonanza magnetica. Nello specifico, il dottor Fumagalli si occupa di definire un nuovo sistema per migliorare la precisione della diagnosi differenziale delle demenze tramite la misurazione dell’ampiezza dei solchi cerebrali rilevabili dalle usuali indagini di Risonanza Magnetica. Il suo progetto di ricerca sta valutando le dimensioni di sei diversi solchi cerebrali: olfattorio, cingolato anteriore, temporale polare, insulare, cingolato posteriore e parieto-occipitale. La risonanza magnetica permetta di valutare l’atrofia (ovvero la riduzione del volume cerebrale) e valutando le diverse aree del cervello che sono state colpite è possibile orientarsi verso una forma o l’altra di demenza.
«La mia ricerca ha permesso di identificare, tra tutti i solchi cerebrali, quello che maggiormente distingue le due forme di demenza, che è il solco parieto-occipitale, facilmente riconoscibile e molto più ampliato nell’atrofia corticale posteriore».
La malattia di Alzheimer può colpire chiunque e la necessità di riuscire ad effettuare una diagnosi tempestiva negli stadi più precoci rappresenta una grossa sfida per il mondo della medicina. Al momento non esistono terapie risolutive per contrastare e sconfiggere questa malattia; esiste solo la ricerca, unica arma per rallentare e bloccare la progressione della malattia e per effettuare diagnosi sempre più precoci e tempestive.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito www.airalzh.it.