E’ la vigilia di Natale del 1914. Siamo sul fronte occidentale nelle Fiandre. Da poco si è combattuta la battaglia di Ypres al termine della quale le trincee, dopo l’illusione di una “Guerra lampo”, sono diventate la quotidianità per migliaia di soldati. I militari di entrambi gli schieramenti sono stremati, dormono in letti di fango e gelano sotto la neve; solo gli auguri dei superiori e qualche regalo mandato per posta dalle famiglie ricorda loro che è la vigilia di Natale.
A farsi sentire è la nostalgia e nella settimana precedente il Natale, membri delle truppe tedesche e britanniche schierate sui lati opposti del fronte prendono a scambiarsi auguri e canzoni dalle rispettive trincee, e occasionalmente singoli individui attraversarono le linee per portare doni ai soldati schierati dall’altro lato.
Nel corso della vigilia e del giorno stesso di Natale, un gran numero di soldati provenienti da unità tedesche e britanniche (nonché, in misura minore, da unità francesi) lasciano spontaneamente le trincee per incontrarsi nella terra di nessuno per fraternizzare, scambiarsi cibo e souvenir. Oltre a celebrare comuni cerimonie religiose e di sepoltura dei caduti, i soldati dei due schieramenti intrattengono rapporti amichevoli tra di loro.
Si assiste così alla Tregua di Natale, un cessate il fuoco spontaneo e il giorno dopo si continua, permettendo agli schieramenti di seppellire i rispettivi morti e di celebrare funzioni religiose a cui tutti partecipano, come per condividere quello strano momento di sospensione della violenza. Spunta anche un pallone e si organizzano partite di calcio: tedeschi contro inglesi. Il calcio non era ancora uno sport molto famoso ma era già diffuso, perché ha il pregio di potersi giocare con una palla di stracci cuciti, due sassi a far da porta, regole semplici e divertimento assicurato. La “terra di nessuno” diventa per alcuni giorni terra di tutti, campo da calcio, luogo di incontro.
Di quanto accaduto si è venuto a conoscenza tardi, soprattutto grazie ad alcuni storici che cercarono di ricostruire il trauma dell’esperienza delle trincee attraverso le lettere inviate dai soldati alle proprie famiglie. Certo è che nei primi mesi del conflitto, quando ancora la guerra di trincea era agli inizi, gli episodi di tregue spontanee tra le opposte fazioni non costituirono episodi rari, né limitati al solo periodo natalizio. In molti settori si instaurò un rapporto di “vivi e lascia vivere” tra i soldati, e unità opposte schierate a stretto contatto limitarono spesso gli atteggiamenti aggressivi o permisero atti di fraternizzazione, come lo scambio di sigarette o cessate il fuoco non ufficiali per permettere il recupero di morti e feriti dalla “terra di nessuno”.
Piero Abrate