E’ mercoledì 2 gennaio 1839, quando per la prima volta nella storia qualcuno fotografa la luna. Quel qualcuno è Mandé Daguerre /1787-1851), l’inventore della dagherrotipia, ossia quel procedimento fotografico per lo sviluppo di immagini, utilizzando una lastra di rame su cui è stato applicato elettroliticamente uno strato d’argento, quest’ultimo sensibilizzato alla luce con vapori di iodio. La lastra deve, quindi, essere esposta entro un’ora e per un periodo variabile tra i 10 e i 15 minuti.
Il cinquantaduenne Louis Jacques Mandé Daguerre puntò il proprio apparato verso la Luna, realizzando così la prima immagine “fotografica” del satellite naturale della Terra. Di questo dagherrotipo originario, purtroppo, si sono perse le tracce e oggi esistono solo vaghe riproduzioni bianconero. Tracce ne sono rimaste, invece, della fotografia scattata l’anno successivo al nostro satellite, sempre in forma di dagherrotipo, da John William Draper (1811-1882), professore di chimica. Questa immagine è stata ritrovata in una libreria di New York, alla fine degli anni Ottanta del secolo passato.
In quanto alla dagherrotipia, questa sarà resa pubblica una settimana dopo lo scatto alla luna, il 9 gennaio 1839 dallo scienziato François Arago in due distinte sedute pubbliche presso l’Académie des Sciences e dell’Académie des beaux-arts di Parigi. L’invenzione, resa di pubblico dominio, frutterà a Daguerre una pensione vitalizia, donatagli dal Governo in cambio della libera circolazione dei dettagli del processo.