Un funesto terremoto si abbatte sulla Val d’Agri e sul Vallo di Diano mietendo migliaia di vittime. Il terremoto devasta la Basilicata, in particolar modo la Val d’Agri: solo a Montemurro, il centro più colpito dal sisma (rimangono in piedi pochi palazzi, il resto viene per buona parte raso al suolo), i morti sono tra i 3.000 e i 4.000, su una popolazione totale di circa 7.500 persone. Né miglior sorte tocca a tutti gli altri comuni colpiti dove, a fronte di un ben più esiguo numero di vittime, vengono comunque cancellate tutte le testimonianze monumentali del passato.
A Saponara di Grumento (oggi Grumento Nova), con 2.000 morti, ad esempio, viene completamente raso al suolo l’antico castello. Secondo i dati ufficiali pubblicati in una relazione del Ministero dell’Interno, solo in Basilicata muoiono 9.257 persone, su un totale di circa 11.000 vittime (dati non ufficiali parlano di circa 19.000 morti).
La scossa si avvertì anche a Potenza, dove pure ci furono molti danni. Il governo delle Due Sicilie, su sollecitazione del re Ferdinando II di Borbone, decise di offrire ai senza tetto l’opportunità di spostarsi in un’area dove la bonifica delle paludi malariche aveva liberato terreni e offerto aree coltivabili: quella dell’attuale Battipaglia nella piana del Sele.
Di questa grave calamità, della triste sorte toccata a Montemurro e agli altri comuni colpiti, si occupò anche il romanziere inglese Charles Dickens. Esistono fotografie delle rovine dei comuni maggiormente colpiti dal sisma, opera di Alphonse Bernoud, fotografo della corte dei Borbone e successivamente di Casa Savoia.
Piero Abrate