TORINO. Cinquantadue anni fa, quasi a quest’ora, se ne andava per sempre Gigi Meroni. Il geniale fantasista che fuori dal campo diventava un “ragazzo ribelle” che amava andare controcorrente, moriva in una maledetta sera del 15 ottobre 1967. Era domenica, nel pomeriggio il Toro aveva piegato 4-2 la Sampdoria e il clima all’interno della squadra era quello della festa, vuoi per la tripletta di Combin, il grande amico di Gigi, vuoi per il debutto in prima squadra di Aldo Agroppi.
Poco prima dell’ora di cena aveva deciso di rientrare a casa, ma si era reso conto che aveva dimenticato le chiavi del suo appartamento. Insieme a Poletti era andato in una bar a telefonare ad alcuni amici: da loro era ospite la sua compagna. Aveva attraversato, sempre con il compagno di squadra, corso Re Umberto nei pressi del civico 46. A metà carreggiata i due si erano fermati, aspettando il momento giusto per completare l’attraversamento. Vedendo sopraggiungere un’automobile, avevano fatto un passo indietro. Poletti era riuscito a schivare la Fiat 124 Coupè proveniente dalla direzione opposta, non Gigi: toccato alla gamba sinistra, veniva sbalzato in aria e cadendo nell’altra corsia era stato travolto da una Lancia Appia, che ne aveva trascinato il corpo per una cinquantina di metri. Trasportato all’ospedale Mauriziano da un passante era morto poche ore dopo, alle 22.40.
La Fiat 124 Coupé era guidata da Attilio Romero, un diciannovenne di buona famiglia e grande tifoso del Torino. Dopo l’incidente, il giovane si era presentato spontaneamente alla polizia, che lo aveva interrogato fino a tarda notte. Era stato rilasciato e aveva potuto tornare a casa: abitava proprio in corso Re Umberto, a pochi numeri civici di distanza dall’abitazione di Meroni. Quel ragazzo, decenni dopo sarebbe diventato il presidente del Torino Calcio poi fallito nell’estate del 2005.
Oggi, per il 52° anniversario dalla scomparsa, si è svolta la consueta commemorazione che si ripete un anno dopo l’altro. La memoria di Meroni è stata celebrata proprio lì, in corso Re Umberto 46, davanti al monumento eretto nel punto in cui la Farfalla granata perse la vita. E tutti i tifosi gli hanno dedicato un pensiero e una lacrima.