• 2 Novembre 2024
  • TURISMO

A spasso per borghi medievali: Vico del Gargano

Vico del Gargano è uno dei borghi italiani ad aver guadagnato il titolo di uno dei più belli d’Italia, ma che per la sua posizione un po’ discosta non conosce i flussi turistici di altre località del Gargano come la vicina Peschici o Vieste. Arrivando dall’entroterra è possibile ammirarlo in tutta la sua bellezza da una delle colline di fronte, un mosaico di case bianche strette una all’altra quasi si tenessero per non cadere giù.

Soprannominato il “paese dell’amore”, Vico del Gargano (7.600 abitanti) ha un’origine antichissima; ne è testimonianza la scoperta di insediamenti preistorici nei pressi della Foresta Umbra e del sito di una necropoli dell’età del ferro su una collina, chiamata Tabor, da cui secondo la tradizione si sarebbe sviluppato il centro abitato. Fu colonia di Slavi venuti dalle coste orientali dell’Adriatico, che si mescolarono ai residenti nel centro fortificato che fu chiamato vicus, cioè “gruppo di case, villaggio”.

Vico del Gargano
Vico del Gargano, Puglia

Nel XII secolo fu conquistata da Federico II che ne fece un territorio di caccia e ne favorì la rinascita. Testimonianza di quel periodo è il caratteristico centro storico, un vero labirinto di stradine e vicoli stretti su cui si affacciano case e palazzi caratteristici. In questo percorso, un piccolo angolo suggestivo, ritrovo per coppie di innamorati, è il famoso “vicolo del bacio”: stradina estremamente stretta da percorrere, larga non più di 50 cm e lunga circa 30 m, per cui gli innamorati sono costretti a “sfiorarsi” per potervi passare. Il vico costituisce una delle viuzze più romantiche del piccolo centro garganico che non a caso ha San Valentino come suo protettore.

Vico del Gargano

Inoltrandosi nel borgo si scopre un labirinto di vicoli bianchi e silenziosi dove è facile incrociare il passo di qualche signore anziano che ancora vi risiede. Un antico frantoio trecentesco ospita oggi il Museo del Trappeto, un’ottima base per iniziare a conoscere la secolare tradizione della produzione dell’olio, una delle eccellenze gastronomiche del Gargano.

Il centro del paese è dominato dal castello e dalla grande cupola della Collegiata dell’Assunta, un vero e proprio cuore di pietra tra portali intagliati, scalinate nella roccia, e architetture medievali. Il castello, recentemente restaurato, è da attribuire a Federico II. Nella sagoma quadrilatera del castello moduli architettonici diversi evidenziano tempi, funzioni e culture artistiche che si succedono, dai Normanni agli Aragonesi. Motivi di difesa sono alla base del primo impianto del complesso, che in età sveva assume gli ideali residenziali di una “domus solaciorum“.

Vico del Gargano

Da visitare sono anche il Palazzo della Bella. Costruito nel XX secolo, ad opera di Ignazio Della Bella, ripropone l’architettura neo-gotica di Palazzo Vecchio a Firenze. Si sviluppa su due piani, delimitati da due torri circolari più piccole e dalla maestosa Torre che domina il palazzo.

Anche due chiese meritano un’attenzione particolare la parrocchiale e la chiesa di Santa Maria. La prima, sotto il titolo della “Beatissima Vergine Assunta”, è la chiesa più antica di Vico. Fu fondata accanto al castello, a coronamento di un’altura ai cui fianchi si stringono tuttora assiepate le case della Civita e del Casale. La piccola chiesa di Santa Maria è appena fuori le mura, sotto l’antica Civita, a guardia di un torrente che dà origine all’Asciatizzi. Il nome lo deve alla pia costumanza di seppellirvi le vergini ed i fanciulli, come è attestato nel “Libro dei Defunti”, conservato nella Chiesa Madre con scritturazioni che vanno dal XVII xecolo in avanti.

La Foresta Umbra

Tutto intorno al borgo domina la Foresta Umbra con i suoi boschi di faggi, abeti e pini di Aleppo. Gli uliveti secolari e le agrumaie lambiscono le coste e il paesaggio richiama i profumi ed i magici colori del Parco Nazionale del Gargano.

Piero Abrate

Piero Abrate

Giornalista professionista dal 1990, in passato ha lavorato per quasi 20 anni nelle redazioni di Stampa Sera e La Stampa, dirigendo successivamente un mensile nazionale di auto e il quotidiano locale Torino Sera. È stato docente di giornalismo all’Università popolare di Torino.

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