VICENZA. Per chi non lo sapesse ancora, le ville palladiane, un insieme di ville situate nel territorio del Veneto, si trovano per la maggior parte nella provincia di Vicenza. Le ville sono state edificate da Andrea Palladio a partire dalla metà del Cinquecento per le nobili famiglie venete. I gioielli disseminati nel nostro territorio rendono la provincia di Vicenza una costellazione di opere d’arte che ripercorrono la storia dell’architettura dal Cinquecento all’Ottocento.
Grazie anche alle loro descrizioni e ai dettagliati disegni pubblicati da Palladio nel trattato I quattro libri dell’architettura (1570), le ville palladiane divennero per secoli oggetto di studio per gli architetti europei e non, che si ispirarono ad esse per le loro realizzazioni.
Vicenza Città del Palladio è stata inserita nel 1994 nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco, in quanto i beni architettonici palladiani sono considerati d’interesse eccezionale e di valore universale ed hanno esercitato una grande influenza sulla cultura mondiale. Andrea di Pietro della Gondola detto il Palladio fu senza ombra di dubbio uno dei maggiori architetti italiani del Cinquecento. Dal 1540 al giorno della sua morte egli ideò imponenti edifici civili che mutarono l’aspetto di Vicenza.
Intorno alla metà del Cinquecento molte famiglie patrizie veneziane decisero di investire le grandi ricchezze accumulate nei commerci con l’Oriente nella realizzazione di grandi imprese agricole da amministrare direttamente. Fu allora che i Corner, i Barbaro, i Badoer, gli Emo, i Grimani, i Foscari, detentori del potere economico e politico, ma anche grandi studiosi di filosofia e cultori d’arte, trovarono in Andrea Palladio il loro interprete ideale. Nasceva così la villa veneta, una tipologia abitativa e produttiva assolutamente originale, che ebbe un grande successo poichè rispondeva nello stesso momento ad esigenze estetiche e funzionali. Essa recepiva alcuni caratteri morfologici e strutturali di derivazione romana imperiale che Palladio aveva potuto conoscere sui testi antichi e nei diversi viaggi a Roma in compagnia del suo pigmalione, l’umanista Gian Giorgio Trissino.
Le ville palladiane si distinguono dalle ville romane e dalle ville medicee toscane: non erano destinate unicamente allo svago dei proprietari, ma erano – anzitutto – dei complessi produttivi. Circondate da vaste estensioni di campi coltivati e vigneti, le ville comprendevano magazzini, stalle e depositi per il lavoro agricolo. Di norma presentano ali laterali, le barchesse, destinate a contenere gli ambienti di lavoro, dividendo razionalmente lo spazio del corpo centrale, destinato ai proprietari, da quello dei lavoratori, in modo da non sovrapporre le diverse attività. Il corpo centrale è a sua volta suddiviso in senso verticale, dove ogni piano assolve a funzioni diverse.
Nell’arco di tre secoli varie centinaia di ville furono edificate nella campagna dell’entroterra veneto e lungo i principali corsi d’acqua, ma la nuova concezione socio economica testimoniata dalla villa veneta si diffuse ovunque, arrivando anche molto lontano e perfino nel Nuovo Mondo, nelle grandi piantagioni del Sud degli Stati Uniti d’America.
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