NAPOLI. Il burattino a Napoli è detto in dialetto “guarattino”, ma il termine
“guarattella” si riferisce al pupazzo vestito di pezze e impagliato a mezzo busto. Si vedeva nei teatrini di posa della tradizione del meridione d’Italia alla fine del Cinquecento, e poi nelle strade di Napoli. Si ponevano in una scatola vuota in legno i guarattini, ed erano manovrati a mano, inscenando fatti di vita campestre, o regale, con lo scopo di criticare gli usi e i costumi dell’epoca, spesso rivolti ai governanti da parte dei poveri.
I “guarattellari”, o “guarattieri” seguivano le indicazioni del pubblico sugli argomenti da portare in scena, ripetendo sempre le stesse strofe a memoria, e gli spettatori ripagavano gli attori inizialmente con pane e focaccia, e poi con le monete. Tradizionalmente quest’arte passava di padre in figlio, e, per ricordarla e omaggiarla, si terranno a Napoli sfilate e spettacoli.
L’inaugurazione (domenica 28 aprile) della sede di “Casa delle Guarattelle“, in vico Pazzariello in pieno centro antico, dedicata a Nunzio Zampella, anima e voce del teatro delle figure fino agli Anni Settanta, apre le manifestazioni del “Maggio dei monumenti”. Il maestro guarattellaio Bruno Leone guida alla scoperta del Teatro di figura, che vede in Pulcinella, tra le altre decine di pupi e burattini, il personaggio più conosciuto e amato.