Anche il 14 novembre sono numerosi i Santi e i Beati celebrati dalla Chiesa cattolica. E tra questi San Giocondo vescovo di Bologna e martire di cui si è parlato l’anno scorso. Oggi, invece, vogliamo parlarvi di Santa Veneranda Martire, detta anche Venera, vergine, messaggera di fede e martire cristiana. Sovente la sua leggenda viene confusa con quella di santa Parasceva che, dalla Chiesa ortodossa orientale viene venerata il 26 luglio. Il culto di questa santa è praticato in molti luoghi in Italia, come ad esempio a Mortara in Lombardia, Sezze Romano nel Lazio, Ascoli Piceno, Fermignano, Pesaro, Santa Veneranda nelle Marche, Ercolano e Moio della Civitella in Campania, Lecce in Puglia, Carfizzi, Crotone, Gerace e Pavigliana in Calabria, Acireale, Avola, Grotta, Santa Venerina in Sicilia ed altre località.
Il nome Veneranda è di origine latina e significa “degno di venerazione”. Poco si sa di questa santa, tra le altre cose Veneranda è l’unica santa con questo nome, mentre di Venerando ce ne sono tre. Un’altra interpretazione del nome è un derivato di Venera, la giornata dedicata a Venere che potrebbe indicare un venerdì come giorno della nascita. Nel Catalogo Sanctorum redatto negli anni 1369-1372, dal veneziano Pietro de Natalibus, al capitolo 61 è citata Santa Veneranda vergine, nata in Gallia (Francia) nel II secolo e martire a Roma durante la persecuzione al tempo dell’imperatore Antonino (138-161). La celebrazione riportata al 14 novembre è stata trasferita alla stessa data nel Martirologio Romano.
Verso la metà del secolo XVII all’epoca di papa Alessandro VII, fu donato, come usanza nei secoli passati, al Procuratore Generale dei Carmelitani Scalzi in Roma, il corpo di s. Massimo martire, prelevato dalla catacomba di Santa Ciriaca e una reliquia insigne di Santa Veneranda martire. Queste reliquie furono donate a sua volta a padre Simone dello Spirito Santo, anch’egli carmelitano del convento di Torre del Greco, vicinissimo ad Ercolano; essendo egli molto devoto della cappella dello Spirito Santo posta nella antica basilica, dona come attestato di questa devozione le suddette reliquie; i fedeli di Ercolano, che allora si chiamava Resina, accolsero con fede e gioia questo dono, anche con pubbliche feste ed eressero nella Cappella dello Spirito Santo due altari uno dedicato a San Massimo e l’altro a Santa Veneranda e instaurando nel paese una forte devozione per i due santi martiri.
La santa è raffigurata su una grande tela della metà del ‘600 posta sopra l’altare, sta in piedi con sulla testa la colomba dello Spirito Santo, con la destra stringe il crocifisso, con la sinistra impugna un bastone da pellegrino e la palma del martirio. La reliquia incastonata al centro di un mezzo busto di rame ricoperto d’argento, fu asportata dai francesi insieme all’argento, durante la battaglia del 14 giugno 1799, al tempo della repubblica Partenopea; nella basilica è rimasto solo il mezzo busto di rame.
Nella città di Ercolano vi era una strada intitolata alla santa come pure a lei erano dedicate due chiesette. Sul quadro menzionato vi è la scritta in caratteri greci “Aghia Paraskebe” e poi in italiano “S. Veneranda v. m.”; questo conferma che anche in Oriente vi è un culto per questa santa, che importanti testi agiografici dicono che è Santa Parasceve, martire sotto Antonino Pio verso il 160 e celebrata il 26 luglio e che nell’Italia Meridionale è venerata con i nomi di s. Venera, Veneria o Veneranda. Che si tratti della stessa persona venerata con due nomi diversi ci sembra non attestabile, anche se certi punti combaciano, del resto la Vita di San Parasceve è tutto un elaborato fantasioso poco attendibile.