Dopo la settima giornata, il massimo campionato si prende una pausa di settimana lasciando spazio alle Nazionali e consegna una classifica con una capolista solitaria, il Milan, a + 2 sul sorprendente Sassuolo di mister De Zerbi e a + 3 sul Napoli (1 punto di penalizzazione e 0-3 a tavolino per la mancata trasferta di Torino con la Juve) e Roma (su cui pesa lo 0-3 a tavolino con il Verona per il caso Diawara). Ma il campionato che vive la seconda ondata di pandemia Covid-19 è più che mai all’insegna dell’equilibrio. Lo dicono i risultati dell’ultima giornata, con le vittorie solo di Napoli e Roma tra le prime, lo dicono i sei punti in cui sono racchiuse le prime nove squadre, dal Milan a quota 17 (+8 rispetto alla scorsa stagione) alla Lazio (stesso andamento dello scorso anno) a quota 11. Serie A con un padrone, la squadra di Pioli, ma senza una formazione che dopo sette giornate domina sulle altre o comunque crea un solco tra sè e quelle di metà classifica. Cristiano Ronaldo, Lukaku, Ibrahimovic fanno la differenza ma non basta.
La stagione passata la Juve di Sarri dopo 7 giornate aveva già collezionato 19 punti, sei in più rispetto a quella attuale di Pirlo. Un punto sotto c’era l’Inter di Conte, che dunque attualmente è a -6 rispetto a un anno fa. Poi c’era l’Atalanta a -3 dai bianconeri e il Napoli quarto che già accusava un distacco di -6. Lazio, Fiorentina e Cagliari erano appaiate al sesto posto con 11 punti (-8 dalla capolista). Al nono posto c’era il Torino con 10, quindi -9. Nel campionato 2018/19 la Juve prima in classifica dopo sette turni aveva addirittura già sei lunghezze di vantaggio sul Napoli secondo (21 contro 15) e addirittura otto su Inter, Sassuolo e Fiorentina. Il nono posto era occupato da Sampdoria e Roma (11 punti) Per risalire a una classifica di Serie A come quella attuale bisogna risalire alla stagione 2011/12, quando c’erano ben undici squadre racchiuse in soli tre punti: Napoli, Juve e Udinese erano in testa con 13 punti, Chievo, Catania e Parma a 10.