“Atti sessuali con minori con l’abuso dei poteri derivanti dalla sua posizione”. È questa l’accusa ricaduta nei confronti di un professore di 60 anni, insegnante di lettere, che è stato rinviato a giudizio dal Tribunale di Monza per aver avuto una relazione con una delle sue allieve, una sedicenne, conosciuta in classe a Lissone (Monza).
Secondo quanto anticipato dal Corriere della Sera tra i due sarebbero scattate delle effusioni a seguito di un breve corteggiamento da parte dell’uomo che avrebbe anche confessato di essersi innamorato della minorenne tanto da aver chiesto il divorzio alla moglie.
La prova che ha fatto venire a galla la relazione tra i due è stata la foto di un bacio scambiato nei corridoi, scattato con lo smartphone da un alunno dell’istituto, finito prima nelle mani di un’altra professoressa e poi in quelle della preside.
Gli inquirenti hanno inoltre scoperto che il sessantenne avrebbe in più di un occasione manomesso il registro elettronico della classe della giovane, in maniera tale da nascondere le “fughe d’amore” dei due. Scappatelle che hanno avuto luogo prima all’interno delle mura scolastiche e poi in un immobile privato del professore, dove si sono consumati anche rapporti sessuali completi.
Il professore si dice pronto a difendersi, in quanto sostiene che non c’è stata nessuna forma di abuso, ma solo un sentimento sincero nei confronti della ragazza.
Una notizia che fa molto discutere soprattutto perché giunge a qualche giorno di distanza dalle proteste di alcune studentesse, in diversi istituti d’Italia, contro l’imposizione di regole riguardanti il dress code all’interno della scuola. La disposizione riguardava principalmente l’utilizzo della gonna in quanto “a qualche professore potrebbe cadere l’occhio“. La risposta delle ragazze è stata immediata: come atto di protesta hanno indossato tutte la gonna ed esposto cartelli con la scritta: «Non è colpa nostra se gli cade l’occhio».
Carlo Saccomando