Sabato 12 settembre la magistratura del regime dittatoriale iraniano ha fatto impiccare Navid Afkari, lottatore di 27 anni. L’esecuzione è avvenuta nel carcere di Shiraz, sua città natale. La notizia è stata annunciata dal sito della televisione dello stato.
Navid e i suoi fratelli erano stati presi di mira dal governo per aver partecipato alle rivolte pacifiche anti-regime nell’agosto 2018 nella città di Shiraz, protestando contro la grave crisi economica che ha colpito il Paese, oltre alla corruzione e alla feroce repressione imposta dal regime. Mentre i fratelli di Navid, Vahid e Habib, sconteranno rispettivamente 54 e 27 anni di carcere ed saranno costretti a subire orrende torture.
La condanna a morte era stata emessa sulla base di una confessione forzata sotto tortura, come affermato Vavid e il suo legale Hassan Younesi. Nonostante la grande mobilitazione internazionale, come ad esempio quella del CIO (Comitato Olimpico Internazionale), di alcuni campioni mondiali di wrestling, di Amnesty International e di diversi organismi per la difesa dei diritti umani, non è stato possibile fermare il boia. È opinione comune che il fascismo religioso al potere in Iran per imporre il proprio dominio sulla popolazione non possa fare a meno di esercitare una costante repressione e di dare seguito a numerose esecuzioni pubbliche.
Anche il presidente Usa Donald Trump con un tweet ha preso le difese del giovane campione: “L’unica cosa che ha fatto è stata manifestare contro il governo nelle strade”. Dopo l’esecuzione il leader storico della resistenza iraniana Masud Rajavi e la Presidente Maryam Rajavi hanno voluto lanciare un messaggio accorato in modo tale che la morte dell’atleta non sia avvenuta invano: “Navid Afkari è l’eroe nazionale della rivolta contro il regime clericale – ha dichiarato Masud Rajavi, mentre Maryam ha asserito – Navid Afkari tra i pensieri e nelle anime di migliaia giovani continueranno a lottare”.
Yoosef Lesani