Un family movie epico, che rende omaggio al wuxiapian (film che racconta di personaggi mitici ed eroi marziali della tradizione cinese) in un trionfo di scene di massa e spettacolari coreografie di combattimenti e battaglie.
Ma anche un intenso racconto di famiglia arricchito da momenti di humour su un’eroina leggendaria, che sfida i limiti imposti alle donne dalla società e parla inevitabilmente anche all’oggi.
E’ Mulan, remake live action, firmato da Niki Caro (La ragazza delle balene), con protagonista Liu Yifei, del film animato del 1998, che dopo i vari rinvii dell’uscita per l’emergenza coronavirus, arriva, non senza polemiche da parte degli esercenti, direttamente sulla piattaforma Disney+ dal 4 settembre, con Accesso VIP a 21,99 euro.
Il film (che ha sui titoli di coda l’unica canzone presente nella colonna sonora, cantata nella versione italiana da Carmen Consoli), è ispirato al poema cinese La Ballata di Mulan, scritto più di 1500 anni fa, il testo più celebre sulla leggendaria eroina. Ritroviamo nella versione live action Hua Mulan che si è preparata di nascosto fin da bambina a diventare una guerriera, in una società patriarcale chiusa. Quando un nuovo nemico porta un’ennesima chiamata alle armi da parte dell’imperatore (Jet Li), la ragazza vista l’impossibilità di combattere del padre, veterano di guerra, rimasto invalido (Tzi Ma), decide di fingersi uomo per arruolarsi al suo posto. Si ritrova così a dimostrare le sue eccezionali qualità guidando l’esercito contro il temibile Bori Khan (Jason Scott Lee).
Niki Caro, evitando il più possibile alcuni errori filologici del cartone animato, regala una storia che mescola in modo coinvolgente i generi, grazie anche alla versatilità della protagonista, che alterna fragilità e forza. Intorno a lei una rete di magistrali interpreti che comprende Donnie Yen, Yoson An, Ron Yuan, Rosalind Chao, Nelson Lee e Cheng Pei-Pei. Spicca in particolare Gong Li, nel ruolo di una potente strega che affianca Bori Khan, ma di fatto è sullo stesso percorso di Mulan nel cercare un proprio spazio in un mondo nel quale le donne hanno poca voce.