• 25 Novembre 2024
  • BENESSERE

La logopedia e la valutazione del linguaggio nel bambino

Si sente parlare sempre più di logopedia, logopedista e di genitori preoccupati del linguaggio dei propri figli, ma per molte persone rimane ancora un tema sconosciuto o alquanto confuso. In breve, la logopedia è una disciplina che studia e che cerca una cura ai disturbi della comunicazione.

Molto spesso si sente di genitori che portano i propri figli da un logopedista, o di altre figure professionali che ne suggeriscono un consulto per i bambini che sembrano avere dei disturbi del linguaggio; purtroppo però esiste ancora molta confusione riguardo a questo specifico ruolo.

Mio figlio di 2 anni ancora non parla, devo preoccuparmi? Mia figlia non parla bene, come curare questo difetto? L’insegnante ha detto che mio figlio ha problemi nel formulare frasi e che pronuncia male alcune lettere, devo valutare la logopedia?

Queste sono solo alcune tra le domande e i dubbi più frequenti. Preoccupazioni naturali per un genitore, la differenza sostanziale rispetto al passato, però, è che ad oggi sembra essere maturata la consapevolezza del fatto che esistono degli specialisti in grado di affrontare questi problemi.

E, come per ogni cosa, vi sono due facce della stessa medaglia: mentre da un lato vi sono genitori che non si preoccupano, in quanto sostengono siano cose normali e che ogni bambino segua il suo tempo, ve ne sono altri che restano spaesati quando viene loro consigliato di portare il proprio figlio da un logopedista e/o si preoccupano in modo eccessivo. Ad ogni modo, qualunque sia il caso, il dato evidente è che ad oggi sempre più spesso si ricorre a questa figura.

logopedia

Chi è il logopedista e in quali ambiti interviene?

Il logopedista è il professionista sanitario che si occupa dei disturbi del linguaggio e della comunicazione, sia nell’età infantile che in quella adulta. Questi concorre in molti tipi di disturbi alla diagnosi, riabilita le disfunzioni linguistiche e comunicative, fa prevenzione. Un logopedista di solito si specializza solo in alcuni ambiti, perché è impossibile saper trattare tutte le patologie; inoltre è necessario, da parte sua, un continuo aggiornamento delle conoscenze scientifiche.

Le sue competenze sono molto vaste, possiamo però elencare i principali ambiti in cui egli interviene: nei disturbi della voce (dette disfonie), molto diffusi sia negli adulti che nei bambini. Negli adulti sembra che queste disfonie siano tipiche di alcune professioni dove si usa molto la voce (per esempio gli insegnanti); mentre l’uso scorretto della voce è molto comune nei bambini che urlano molto, che usano la voce in modo intenso e che può arrecare loro un danno alle corde vocali o che restano sovente senza voce.

Nei disturbi del linguaggio, che possono essere di varia natura, ad esempio il parlare tardivo (i bambini piccoli che tardano a parlare), l’evoluzione lenta (i bambini che parlano ma che progrediscono molto lentamente), disturbi fonologici o disprassie (cioè la difficoltà del bambino nel produrre correttamente le forme delle parole o i suoni). Nelle balbuzie, molto diffuse, sono tra i disturbi che creano maggior impatto sulla vita della persona che ne soffre.

Nei disturbi della comunicazione – autismo, qui le difficoltà linguistiche sono secondarie in quanto vi è un disturbo più ampio che riguarda il linguaggio (come l’attenzione condivisa, l’intenzionalità comunicativa, etc.).

Le deglutizioni disfunzionali – disfagie, vi sono bambini con una deglutizione che non matura nel modo corretto e questo può portare ad un’alterazione della dentatura e conseguenze più o meno accentuate a lungo termine. Mentre le disfagie sono disturbi più gravi in cui il soggetto si trova impossibilitato, per cause organiche varie, ad assumere cibo.

Nelle afasie, il logopedista si occupa anche di riabilitazione del linguaggio nei danni cerebrali; i disturbi più diffusi del linguaggio sono causati da trauma cranico o da ictus.

È importante sapere che è molto diverso occuparsi di disturbo del linguaggio di un bambino in cui la funzione linguistica è in fase di sviluppo, da un adulto in cui il linguaggio è già presente e subisce un danno a posteriori (causa ictus o trauma cranico).

Quando portare il bambino dal logopedista?

Negli ultimi anni sono state condotte alcune ricerche nel nostro Paese e queste hanno rilevato che circa il 10% dei bambini in età prescolare e il 6% di quelli che frequentano i primi anni della scuola d’infanzia soffrono di un disturbo del linguaggio. Questi disturbi possono riguardare la produzione di parole, la loro comprensione – o anche entrambe le cose – e possono eventualmente essere associate ad altri disturbi di tipo sensoriale, cognitivo e relazionale. Secondo alcuni logopedisti, un trattamento precoce può prevenire una successiva difficoltà di apprendimento, quindi evitare una sua evoluzione.

È molto importante ricordare che lo sviluppo del linguaggio è diverso da bambino a bambino. Ciò nonostante esistono dei parametri per capire se un neonato sta crescendo bene anche dal punto di vista dell’apprendimento del linguaggio: in genere, intorno ai 2 anni un bambino dovrebbe conoscere circa un centinaio di parole e saper formare frasi di due parole (anche se di tipo figurato: io pappa, io sonno, etc.); mentre a 2 anni e mezzo dovrebbe già essere in grado di produrre frasi formate da tre o più parole. Intorno ai 3 anni, invece, l’apprendimento del linguaggio accelera, infatti a quest’età il bambino dovrebbe riuscire ad apprendere il significato di un grande numero di vocaboli e di usarli correttamente per esprimere frasi di senso compiuto.

Secondo alcuni esperti del settore, l’età in cui è solitamente consigliato portare un bambino a fare una visita logopedica è intorno ai 4 anni, fase in cui il piccolo dovrebbe essere in grado di pronunciare correttamente tutti i suoni della propria lingua.

Tuttavia un genitore attento dovrebbe accorgersi se ci sono dei campanelli d’allarme: una certa difficoltà nel pronunciare il suono di alcune lettere, invertire le sillabe all’interno delle parole, mancanza di coordinazione motoria, problemi di deglutizione o di balbuzie, questo nel caso in cui il bambino non frequenti ancora la scuola. Se invece la frequenta già, il campanello d’allarme potrebbe insorgere qualora si notassero delle difficoltà nel leggere, la presenza di molti errori ortografici, la difficoltà nell’imparare poesie o fare semplici calcoli, uno scorretto uso di termini o un vocabolario molto limitato.

Conclusioni

Non è insolito che un genitore pensi ad una seduta di logopedia come un momento molto stressante per il bambino; in realtà, il trattamento del disturbo del linguaggio in età pediatrica prevede una serie di esercizi che hanno lo scopo di stimolare il piccolo mediante dei giochi logopedici, coinvolgendo il genitore presente.

L’apprendimento in età evolutiva deve essere il più spontaneo possibile, si costruiscono delle piccole sequenze di gioco simbolico, attraverso cui il bambino conosce e dà un nome a situazioni tipiche della realtà che lo circonda; ci si concentra sull’aspetto fonico, producendo e facendo ascoltare al bambino i suoni che tende a non produrre e si fanno giochi che servono a stimolare la sua memoria e l’attenzione. Si possono inoltre utilizzare canzoni e filastrocche, che consentono al bambino di familiarizzare con alcuni suoni della propria lingua. In linea generale la procedura è quella, poi, ovviamente, ogni professionista segue il proprio metodo e gestisce le sedute in base alle esigenze del paziente.

C’è comunque da dire che il più delle volte, quando un bambino non parla o non si esprime bene, si tratta di un semplice ritardo del linguaggio, che non corrisponde ad una vera e propria patologia – che richiederebbe un intervento più ampio – ma di un ritardo nell’apprendimento di alcuni suoni per cui basterebbero solo poche sedute di logopedia per superarlo.

Valeria Glaray

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Valeria Glaray

Laureata in Servizio Sociale ed iscritta alla sezione B dell’Albo degli Assistenti Sociali della Regione Piemonte. Ha un particolare interesse per gli argomenti relativi alla psicologia motivazionale e per le pratiche terapeutiche di medicina complementare ed alternativa. Amante degli animali e della natura.

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