San Girolamo è il protettore dei giovani abbandonati e patrono di Val san Martino
L’8 febbraio la chiesa cattolica venera san Girolamo. Nacque nel 1486 da una nobile ma squattrinata famiglia veneziana. A dieci anni rimase orfano di padre, a vent’anni entrò nel Maggior Consiglio, massimo organo politico della città. Nel 1509 intraprese la carriera militare, ma trasgredì e finì in prigione. Durante la reclusione Girolamo fece una revisione della propria vita d’infanzia e si avvicinò al Signore e alla Madonna. Proprio alla Vergine Maria fece voto per ottenere la liberazione, che arrivò all’improvviso. Si trasferì a Treviso, dove nella chiesa di Santa Maria Maggiore, depose le catene di carcerato, per sciogliere il voto.
Girolamo fu reintegrato nel governo di Castelnuovo di Quero, ma la sua vita cambiò profondamente, strinse nuove e diverse amicizie, ma soprattutto si avvicinò alla lettura della Bibbia sotto la guida di un sacerdote.
La sua nuova identità spirituale ebbe un difficile banco di prova nell’affrontare la peste che nel 1528 aveva colpita l’Italia, mietendo molte vittime. Dopo un primo periodo in cui ne fu immune la peste si diffuse poi anche a Venezia. Insieme ad un gruppo di volontari Girolamo si prodigò per alleviare i disagi alla popolazione, mettendo a disposizione i suoi beni. Pur contagiato dalla malattia, continuò la sua opera di carità verso i più bisognosi.
Su consiglio di due religiosi, il sacerdote Gaetano di Thiene e il suo confessore, Gian Pietro Carafa, vescovo, (futuro papa Paolo IV), Girolamo il 6 febbraio 1531 prese una decisione drastica: diede i suoi beni ai nipoti, dismise gli abiti nobiliari per un grossolano saio di panno grezzo. Iniziò così la sua nuova esistenza, dedicandosi completamente all’assistenza degli orfanelli, visse con un gruppo di trenta ragazzi di strada, diede inizio alla nuova avventura caritativa sia a livello operativo-culturale che spirituale.
Si spostò in varie città del Veneto e della Lombardia, dando vita a molteplici fondazioni per l’assistenza dei più bisognosi. Si preoccupò anche della loro organizzazione e cosi convocò a Merone, in provincia di Como, tutti i collaboratori volontari e i tanti sacerdoti, che condividevano la sua avventura caritativa.
Fu il primo Capitolo Generale della “Compagnia dei servi dei poveri” che, nel 1533, costituì a Bergamo la prima Comunità sotto la responsabilità di padre Agostino Barili, che di Girolamo, divenne prima il braccio destro e poi il successore.
La “Compagnia dei servi di poveri”, venne approvata dal nunzio papale, il cardinale Girolamo Aleandro, il 1° settembre 1535, con lo scopo di assistere orfani e prostitute.
All’epoca erano ricorrenti le epidemie, una di queste colpì in modo acuto Girolamo che l’8 febbraio 1537 morì a Somasca.
Il culto verso Girolamo si diffuse e venne confermato dall’arcivescovo di Milano, Carlo Borromeo alcuni anni dopo la sua scomparsa. Nel 1626, con atto solenne, tutti i paesi della Valle San Martino elessero il venerabile Girolamo Emiliani come loro Patrono. Girolamo fu beatificato da Benedetto XIV nel 1747 e canonizzato da Clemente XIII il 12 ottobre 1767. Pio XI nel 1928 lo dichiarava patrono universale della gioventù abbandonata. Una sua statua si trova nella basilica di San Pietro fra quelle dei grandi fondatori di Ordini religiosi.