Le aziende zootecniche del Piemonte che producono latte stanno attraversando un periodi di seria difficoltà a causa della diminuzione dell’assorbimento del mercato, che provoca anche un sensibile calo del prezzo alla stalla. Quella dei produttori di latte è una realtà viva, con una certa rilevanza economica.
I dati li fornisce la Coldiretti Piemonte ci sono 2.000 aziende agricole che producono 10 mila quintali di latte all’anno; una parte viene trasformata in formaggi: se ne contano ben 51 tipi diversi, ognuno con la propria specificità. Quelli di eccellenza sono 30, e solo 5 di questi hanno la denominazione di origine protetta.
Però la maggior parte del latte piemontese viene utilizzato come alimento fresco e la chiusura di bar e ristoranti ha provocato un sensibile calo nel consumo. Quindi molto latte è rimasto invenduto, nonostante un’azienda leader come Inalpi, in aprile si fosse fatta carico di ritirare 500 tonnellate di latte alla settimana prodotte in più dagli allevatori. Ora, però, la difficoltà si ripresenta con nuove riduzioni del prezzo, che negli ultimi giorni è sceso a 33-34 centesimi al litro.
Per cercare di trovare una soluzione è scesa in campo la Regione Piemonte, che con l’assessore all’agricoltura e cibo Marco Protopapa ha convocato per oggi lunedi 18 maggio un tavolo per affrontare i vari aspetti del delicato problema. Intanto l’assessore tiene a sgombrare il campo da alcune voci che erano circolate nelle settimane scorse sulla maggior importazione di latte dall’estero. “Secondo i dati forniti dal Ministero risulta che nel 2020 in Piemonte vi sia una minore importazione del latte e confrontando i dati sui flussi di latte estero entrati in Piemonte nel I trimestre 2020 con lo stesso periodo dell’anno 2019 emerge che non vi sia un effetto sostitutivo di latte estero tale da aver comportato un abbassamento dei prezzi del latte piemontese”.
E poi sempre l’assessorato puntualizza ulteriormente “Nel 2020 in Piemonte l’ammontare di flussi di latte e derivati importati dai paesi europei nel primo trimestre è stato di 11,2 mln kg, mentre nel 2019 negli stessi mesi di gennaio, febbraio e marzo è stato di 14,9 milioni di kg, segnando quindi nel 2020 un -24%. Nello specifico l’importazione dai Paesi europei di latte liquido crudo bovino “in cisterna” nel I trimestre 2019 è stato di 730mila kg mentre nel I trimestre 2020 è stato 184.780 kg, ovvero -74%; considerando anche il latte pastorizzato, i quantitativi ammontano a circa 1.050.000 Kg nel 2019 e 330.000 Kg nel 2020, con un decremento del 68%. I volumi di latte liquido importati, proiettati su base annua, corrispondono a meno dello 0,5% di quelli prodotti in Piemonte”.
Questi dati in relazione alle importazioni. Resta però aperto il tema fondamentale del prezzo, che attualmente non è remunerativo per chi ha una stalla da mandare avanti. A questo proposito l’assessore Protopapa, invita la filiera ad avviare quanto prima tavoli di dialogo e confronto tra le parti attrici in modo che si possa trovare nuovi accordi e strategia condivise.
La sua ricetta anticrisi è questa “Una certezza è che la filiera piemontese deve puntare assolutamente sulla qualità che giustifica i prezzi e che presto verrà attuato un progetto di valorizzazione dei prodotti piemontesi anche nelle GDO, sotto un marchio comune regionale che avrà come principio la riconoscibilità qualitativa del prodotto Piemonte”.
I rappresentanti dei produttori latte bovino chiedono alla Regione di non abbassare la guardia e si faccia da garante e controlli la situazione con senso di responsabilità affinché non ci siano speculazioni, almeno fino a quando tutto sarà ripristinato nella sua normalità e riprenderanno le attività legate al sistema Horeca.
Mel Menzio