TREVISO. Ipermercati negli spazi delle antiche ville venete. Una proposta spiazzante, che non arriva da uno spregiudicato finanziare o un re del mattone, bensì da Italia Nostra, che da sempre si batte per la tutela dei beni culturali. Eppure questa, l’utilizzo a fini commerciali delle dimore palladiana sparse in Veneto e Friuli, è l’idea lanciata dal presidente della sezione di Treviso di Italia Nostra, Romeo Scarpa.
Proprio per evitare il lento degrado di questi gioielli dell’architettura. Un progetto sull’esempio di quanto è stato fatto a Venezia con il Fontego dei Tedeschi, il palazzo di quattro piani ai piedi del Ponte di Rialto, che un’operazione sinergica tra pubblico e privato (la proprietà Benetton l’ha dato in gestione alla gruppo Dfs, del colosso Lvmh) ha trasformato nel nuovo centro del lusso della città lagunare, salvandolo dall’abbandono. Lo stesso, in scala ridotta, era stato fatto sempre a Venezia da Despar con l’ex Cinema Italia, divenuto un supermarket glamour. L’idea a cui pensa Scarpa è di inserire la palladiana Villa Emo di Fonzolo di Vedelago (Treviso) in un progetto-pilota di recupero, applicabile magari ad altre dimore. Villa Emo è in vendita, e Italia Nostra spera da tempo in un intervento statale.
Non così Scarpa: “abbiamo distrutto il suolo veneto costruendo mentre abbiamo beni da favola che i privati non riescono a gestire – spiega – Si chiede l’intervento dello Stato che spesso dimostra di abbandonare ciò che dovrebbe valorizzare, quando con una nuova ‘visione’, anziché scandalizzarsi, si tornerebbe all’antico”. “Negli Usa si costruivano centri commerciali attorno ai quali nascevano città – sottolinea Scarpa -, in Italia abbiamo fatto il contrario, svuotando le città. Ma storicamente la villa era la casa del signore che gestiva un territorio, facendo nascere il borgo, producendo e commerciando”. “Chiaro – aggiunge – che beni come villa Emo andrebbero gestiti in modo diverso”. L’idea è quella di un parcheggio lontano qualche chilometro dalla villa, navette ‘green’ per vedere il parco, e per giungere nel palazzo e fare acquisti “coniugando le necessità con la cultura e l’ambiente a costo zero”. “Un’idea – conclude Scarpa – per sfuggire allo stallo in cui siamo nella gestione dei beni culturali dove il conservatorismo senza una visione prospettica lascia marcire quanto di più bello abbiamo”.