Nonostante siano aumentate le vendite di tutti i supermercati sono anche saliti i prezzi dei generi alimentari sullo scaffale, ma nelle campagne per molti prodotti risentono di una crisi per l’effetto congiunto delle difficoltà all’esportazione e della chiusura della ristorazione, con quotazioni che in molti casi non coprono i costi delle aziende. È quanto emerge da una analisi della Coldiretti a commento dei dati Istat sull’inflazione che risulta azzerata ad aprile ma registra aumenti del 2,8 % per i prezzi dei beni alimentari, con differenze tra quelli lavorati (+1,8%) e non lavorati (+4,3%).
Nel primo trimestre del 2020 il Pil è sceso anche nel settore dell’agricoltura. Attualmente i comparti in maggiore sofferenza a causa degli effetti della crisi economica innescata dall’emergenza sanitaria Covid-19 sono: la filiera lattiero-casearia, vitivinicola, suinicola e delle carni in genere, ortofrutticola e florovivaistica, nonché l’agriturismo.
Secondo l’indagine Coldiretti/Ixè il 57% delle aziende agricole ha registrato una diminuzione dell’attività, con un impatto che varia da settore a settore con picchi anche del 100% come per l’agriturismo dove sono chiuse per le misure anti contagio tutte le 24mila strutture italiane. Per Coldiretti se non ci sarà a breve una robusta iniezione di liquidità alle imprese agricole i cittadini italiani ed europei corrono il grande rischio, nel prossimo futuro, di non avere la certezza di ricevere gli approvvigionamenti alimentari così come accaduto regolarmente finora.
“In gioco – sottolinea la Coldiretti – c’è una filiera allargata che in Italia dai campi agli scaffali vale oltre 538 miliardi con l’allarme globale provocato dal Coronavirus che ha fatto emergere una maggior consapevolezza sul valore strategico rappresentato dal cibo e dalle necessarie garanzie di qualità e sicurezza. Ma l’emergenza Covid 19 ne sta però mettendo a nudo tutte le fragilità sulle quali è necessario intervenire con il piano Marshall proposto dalla Coldiretti per l’agroalimentare.”
Secondo gli esperti della Coldiretti la migliore soluzione per rispondere alla domanda dei consumatori sarebbe quella di investire sull’agricoltura nazionale, che è in grado di offrire produzione di qualità. Sarebbe inoltre fondamentale stabilire dei rapporti di filiera virtuosi attraverso la stipula di accordi che valorizzino i primati del ‘Made in Italy’, garantire la sostenibilità della produzione in Italia con impegni pluriennali e infine riconoscere ai produttori un prezzo di acquisto “equo”, basato sugli effettivi costi sostenuti.
“L’Italia in futuro – conclude la Coldiretti – potrà trarre beneficio dalla sua tradizione rurale ma occorre invertire la tendenza del passato a sottovalutare il patrimonio agroalimentare nazionale in una situazione in cui l’ultima generazione è stata responsabile della perdita di ¼ delle terre fertile nella Penisola per colpa dell’urbanizzazione e dell’abbandono forzato.“
Norbert Ciuccariello