• 25 Novembre 2024
  • BENESSERE

La psicomotricità, che cos’è e a chi si rivolge

Si sente parlare spesso di psicomotricità, ma per molte persone resta un termine ancora sconosciuto. Per fare un po’ di chiarezza, la psicomotricità è una pratica educativa nata negli anni Sessanta in Francia e che si è poi diffusa in Italia circa una ventina di anni dopo. Si tratta di una disciplina che aiuta il bambino ad armonizzare il corpo, le emozioni e gli aspetti cognitivi attraverso il gioco ed il movimento.

Gli obiettivi principali di questa attività sono infatti rivolti ad un equilibrato ed armonioso sviluppo dell’identità del bambino mediante la conoscenza, nonché la padronanza del proprio corpo e della capacità di comunicare all’esterno.

A quali soggetti è rivolta?

Questa attività è rivolta al mondo dell’infanzia – praticata soprattutto dagli otto mesi di vita agli otto anni – in cui il linguaggio del corpo assume un’importanza rilevante rispetto alla parola e vuole aiutare, per l’appunto, i bambini ad avere una maggiore fiducia nelle proprie abilità e a migliorare la loro concentrazione; vuole aiutarli ad essere più sereni e felici.

In genere i percorsi di psicomotricità sono utili per tutti i bambini e i ragazzi, anche se sembra maggiormente consigliata per i più timidi ed insicuri, in modo tale da poter migliorare la fiducia in se stessi e nelle proprie capacità di comunicazione. Mentre la neuro e psicomotricità è invece indicata per i bambini con particolari disturbi (come ad esempio ritardo mentale, autismo, difficoltà relazionali o altre patologie simili) e per i bambini particolarmente vivaci che faticano a concentrarsi.

psicomotricità

Come e dove si svolgono le attività?

Questo tipo di attività viene solitamente praticata in gruppo e il bambino, sotto la guida dello psicomotricista, entra in rapporto con i suoi coetanei.

In genere gli incontri avvengono una volta a settimana e durano circa un’ora, inoltre si svolgono in spazi sicuri ed appositamente attrezzati. Durante questi incontri i bambini possono interagire con molti oggetti diversi (cubi e materassi morbidi, cuscini, stoffe e teli di vario colore, palloni, costruzioni, materiali per la manipolazione, in alcune sale sono anche presenti degli specchi, etc). In un primo momento vengono proposte delle attività in cui il bambino può esprimere la sua capacità motoria, in seguito si dedica invece del tempo ad altre attività, come la narrazione di una storia ed in altri momenti creativi dove i piccoli possono esprimersi artisticamente.

Qual è il compito del professionista?

Lo psicomotricista, attraverso il gioco – inteso non come pratica fine a se stessa, ma come uno spazio fisico e mentale del bambino che, giocando, entra in contatto con le sue emozioni, i suoi desideri, le sue problematiche ed i suoi limiti – cerca di interpretare al meglio l’espressione del bambino nella sua globalità, affiancandolo nel suo percorso evolutivo.

Il suo compito è quello di infondere fiducia, aiutare ad esprimersi liberamente e a movimentare emozioni, desideri e frustrazioni; esso cercherà quindi di prestare attenzione al bambino nel suo linguaggio verbale e anche attraverso il linguaggio del corpo.

Il piccolo con il supporto di questa figura professionale, di giochi ed esercizi impara così ad interagire con gli altri, costruisce relazioni, si confronta e rafforza i suoi rapporti sia con i coetanei che con gli adulti.

Conclusioni

Esistono diversi metodi e programmi di psicomotricità infantile, a seconda del tipo di problematica. In ogni caso, il trattamento acquista maggiore efficacia se è condiviso in tutti i contesti di vita del bambino e lo psicomotricista ha la possibilità di individuare il percorso più adatto per ciascuno di essi in base ai bisogni ed ai progressi.

Vi è da ricordare che ogni bambino è unico e ognuno di essi ha una propria naturale predisposizione nell’agire e nel giocare. I bambini necessitano di momenti ludici, durante i quali è possibile conoscere meglio se stessi, le proprie capacità, le proprie emozioni e per accrescere la propria autostima. In sostanza, il gioco è un momento fondamentale non solo perché permette di sviluppare abilità motorie, cognitive e sociali, ma perché è anche un’espressione importante della vita affettiva del piccolo ela psicomotricità permette a quest’ultimo di strutturarsi una propria identità.

Valeria Glaray

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Valeria Glaray

Laureata in Servizio Sociale ed iscritta alla sezione B dell’Albo degli Assistenti Sociali della Regione Piemonte. Ha un particolare interesse per gli argomenti relativi alla psicologia motivazionale e per le pratiche terapeutiche di medicina complementare ed alternativa. Amante degli animali e della natura.

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