Il Fondo monetario europeo stima che il Pil italiano continuerà ad essere relegato ai minimi dell’Unione europea. Nel rapporto Article IV sull’Italia, Fmi stima una “debole crescita potenziale” dello 0,5% per il 2020, a seguito dello 0,2% stimato per il 2019, e uno 0,6-0,7% per i prossimi anni, queste ultime rappresentano le previsioni più basse dell’Ue. Mentre il deficit quest’anno salirà al 2,4 %, percentuale maggiore rispetto alla stima del governo del 2,2% .
“L’avverarsi di shock, come un’escalation delle tensioni commerciali, una frenata negli scambi con i principali patner o eventi geopolitici – avverte il Fmi – potrebbero comportare prospettive molto più deboli“.
Nonostante le stime siano basse, Fmi promuove in parte l’Italia affermando che i conti pubblici per il 2019 sono stati “migliori delle aspettative” e segnala che questa circostanza ha “migliorato l’atteggiamento dei mercati” nei confronti del Belpaese. L’ultima legge di Bilancio viene definita “prudente”, nonostante non abbia riscontrato grandi consensi a livello internazionale il reddito di cittadinanza ( va ripensato, il suo disegno rischia di disincentivare la partecipazione al lavoro alimentando la dipendenza dal welfare) e quota 100 (problema di bilanci pubblici per due decenni, ogni forma di uscita anticipata dal mondo del lavoro va neutralizzata).
A compensare le note negative ci pensano le entrate fiscali “maggiori delle aspettative e il giudizio positivo sulla situazione politico-economica, nella quale la linea di governo a favore dell’Ue e la politica accomodante della Bce stanno riducendo i rendimenti dei titoli di Stato ai minimi storici.
Carlo Saccomando