• 24 Novembre 2024
  • ECONOMIA

Pensioni, lavoro e ricambio generazionale: vincoli e prospettive

Claudio Maria Perfetto autore del libro “L’economista in camice” ci esporrà nel corso delle prossime settimane, a cadenza bisettimanale, degli spunti di riflessione su tre argomenti legati da un file rouge: pensioni, lavoro e ricambio generazionale.

Il lavoro del dottor Perfetto si compone di sette elaborati collegati tra loro da un unico filo conduttore. Una sorta di puzzle in cui ciascun modulo è indipendente e autosufficiente e tutti insieme delineano un disegno coerente e armonico, legando “senza soluzione di continuità” pensioni-lavoro cambio generazionale mettendone in luce il “cosa”, il “come”, il “perché” secondo argomentazioni stringenti. Oggi vi presentiamo la sesta parte delle sette menzionate (leggi la prima, la seconda, la terza, la quarta o la quinta parte), nei giorni prossimi a cadenza bisettimanale, martedì e venerdì, troverete i successivi articoli a completamento del ‘puzzle’. Per chi si perdesse parte dei lavori potete ritrovarli nella rassegna stampa che Perfetto aggiornerà di volta in volta al sito www.economatica.it. Il prossimo appuntamento sarà venerdì 24/1/2020.

Parte VI

Riforma pensioni 2020, ultime: lavoro e ricambio generazionale tra vincoli e prospettive

Ospitiamo oggi sul nostro sito un elaborato a cura di Claudio Maria Perfetto, un utente che spesso commenta i nostri articoli creando dibattito costruttivo , e che abbiamo scoperto essere un Informatico esperto di processi e di organizzazione di Centri di Elaborazione Dati di grandi dimensioni e di elaboratori IBM della classe mainframe, autore di un libro pubblicato da Arance nel febbraio 2019, dal titolo: “ L’Economista in Camice’. Il Signor Perfetto vuole mostrare nel suo testo come il centro di elaborazione Dati, l’insieme di persone e tecnologie informatiche su cui si basano i servizi informatici, sia un modello in scala ridotta della nazione e possa quindi essere utilizzato come laboratorio reale per trovare soluzioni ai problemi economici, specie a quello della disoccupazione determinata da elevata automazione e disintermediazione.

L’articolo che qui vi proponiamo dal titolo ‘Pensioni, lavoro e ricambio generazionale: vincoli e prospettive’ intende proprio, alla luce di quanto emerso anche dalla Manovra 2020, fare un excursus sui problemi dell’Italia e sui limiti che ne impediscono, a suo dire, la crescita. Nell’articolo emergono altresì spunti interessanti e moniti al Governo affinché si appresti a lavorare quanto prima in modo preciso al fine di poter arrivare nel tempo all’obiettivo che includa non solo “pensioni per tutti” ma anche e soprattutto “lavoro per ognuno”. Eccovi le sue argomentazioni:

riforma pensioni 2020

Pensioni e vincoli: la disamina di Perfetto sui limiti alla crescita dell’Italia

Il vincolo maggiore che impedisce all’Italia di crescere è proprio ciò che dovrebbe consentirle di crescere: il Patto di Stabilità e di Crescita.In un periodo come quello che viviamo, caratterizzato da bassa inflazione e da un livello di disoccupazione relativamente alto (ma assolutamente alto per quella giovanile), in assenza di investimenti da parte delle imprese private (a causa del ristagno dei consumi), vanno applicate le ricette economiche keynesiane: soltanto gli interventi dello Stato potrebbero sostituire la mancanza di investimenti da parte dei privati e risolvere così il problema principale che ha l’Italia, la disoccupazione generazionale, la mancanza di lavoro di un’intera generazione, quella dei nativi digitali (dei nati dopo il 1985).Il Patto di Stabilità e di Crescita obbliga i Paesi dell’eurozona a disciplinare la spesa pubblica e il debito pubblico, per cui l’Italia, avendo un debito pubblico alto, non può godere di quei più ampi margini di spesa pubblica di cui necessiterebbe per risolvere il problema della disoccupazione generazionale.

La disoccupazione generazionale è non solo una “emergenza”, ma anche un “problema emergente”, nel senso che la sua causa, il “blocco del ricambio generazionale”, è la punta emergente dell’iceberg sociale le cui parti sommerse sono il “blocco del lavoro” e il “blocco delle pensioni”. Disciogliendo il blocco delle pensioni si discioglierà pure il blocco del lavoro, e ciò determinerà lo scioglimento del blocco del ricambio generazionale e la disoccupazione generazionale in Italia cesserà di essere il problema principale.

Pensioni 2020, la ricetta per poter accedere alla quiescenza prima

Così prosegue Claudio Maria Perfetto, facendo notare come esista un fil rouge sottile che lega pensioni , lavoro e la spesa pubblica e come questi ambiti possano aiutarsi l’un l’altro o ostacolarsi l’un l’altro: “ Per sciogliere il blocco delle pensioni, permettendo di andare in pensione senza vincoli di età e senza vincoli di contribuzione, e senza pesare sulla spesa pubblica, è necessario recuperare risorse dall’evasione fiscale, rendendo impossibile evadere. Ciò potrà essere fatto mantenendo a livello centrale la registrazione di tutte le transazioni finanziarie e utilizzando la moneta digitale di Stato gestita da strutture partecipate dallo Stato quali la Cassa Depositi e Prestiti e le Poste Italiane (controllate entrambe dal Ministero dell’Economia e delle Finanze rispettivamente per l’83% e il 60%). Tecnologie, strutture, competenze e organizzazione per gestire la moneta digitale di Stato sono già a portata di mano dello Stato, che le utilizza per l’erogazione del Reddito di Cittadinanza tramite uffici postali e INPS caricando il contributo economico su un’apposita carta elettronica.

Per sciogliere il blocco del lavoro, permettendo a chiunque che cerchi un lavoro di trovarlo, è necessario che le imprese recuperino redditività e intravedano la possibilità di vendere i loro prodotti. Per recuperare in redditività le imprese necessitano innanzitutto di ridurre i costi, principalmente quelli relativi al personale (soprattutto i dipendenti in esubero), e a tal fine i pensionamenti risulteranno di grande efficacia. Per far fronte alla trasformazione digitale le imprese necessiteranno di personale che abbiano in primo luogo una spiccata propensione all’uso delle tecnologie digitali: i nativi digitali sono i più indicati. I nuovi lavoratori, disponendo di un reddito da lavoro, potranno comprare una casa, arredarla con nuovi mobili, con nuovi elettrodomestici, insomma stimolare nuovi consumi i quali alimente­ranno le pro­spettive da parte delle im­prese di vendere i loro prodotti, con ricadute positive sugli investimenti, sull’occu­pazione e, ancora, sui consumi.

Per sciogliere il blocco del ricambio generazionale, permettendo ai nativi digitali di subentrare ai lavoratori di lungo corso andati in pensione, sarà sufficiente sciogliere i blocchi delle pensioni e del lavoro. Occorrerà tenere in debita considerazione l’azione frenante che l’uso spinto dell’automazione e della disintermediazione eserciterà sia sull’occupazione che sui consumi. Mentre da un lato le imprese potranno vedere nell’automazione un vantaggio (grazie alla maggiore produttività che le macchine offrono rispetto all’uomo), dall’altro potranno vedersi ridurre le vendite dei propri prodotti: a parte l’energia, i robot non consumano (né case, né vestiti, né cibo, né elettrodomestici) e né passano parola agli amici che potrebbero consumare; inoltre, un lavoratore in meno può consumare ancora di meno. Sarà anche necessario applicare una Imposta sul Reddito da lavoro prodotto dagli Automi (IRAUT) per compensare le mancate entrare in termini di contributi da parte dei lavoratori sostituiti dagli automi (sia hardware come i robot, sia sofware come i softbot)”.

Poi il Signor Perfetto passa ad analizzare quanto lo Stato italiano abbia fatto fino ad oggi, nei limiti delle proprie possibilità, per poter stimolare i consumi e incentivare il ricambio generazionale, quel che ne emerge è un quadro ottimistico, ma senza dubbio migliorabile con l’utilizzo di alcune ricette o visioni del mondo differenti da cui si potrebbe partire.

Ultime Pensioni, pregi e difetti della quota 100 e del reddito di cittadinanza

Lo Stato italiano, sotto il vincolo del Patto di Stabilità e nei limiti delle proprie possibilità, ha fatto molto negli ultimi tempi per frenare la discesa dei consumi e per stimolare il ricambio generazionale: ha introdotto il Reddito di Cittadinanza (RdC), che ha contribuito a stimolare i consumi agendo sulla componente esogena dei consumi (quella non dipendente dal reddito da lavoro) ed ha introdotto la pensione anticipata Quota 100, che ha contribuito ad avviare quel ricambio generazionale che da tempo si attende, agendo soprattutto sulla Pubblica Amministrazione.

RdC e Quota 100 sono misure che sono state elaborate nello spirito del “si fa ciò che si può con le risorse che si hanno”, piuttosto che (proprio a causa dell’insufficienza di risorse) nello spirito di equità, di pari opportunità tra uomini e donne e di pari opportunità tra chi ha lavorato meno ed ha più età e chi ha lavorato di più ed ha meno età. C’è disparità in tali misure attuate: quel “molto” che dallo Stato è stato fatto non è ancora “abbastanza”.

Lo Stato dovrà assumersi la responsabilità collegiale di varare una Riforma Pensioni e una Riforma Lavoro che vadano di pari passo, per realizzare quello Stato Sociale equo e solidale invocato da tempo da chi ha speso una vita al lavoro e non ha più vita per lavorare, e da chi attende il lavoro da una vita e non ha ancora un lavoro per vivere. Lo Stato dovrà far sì che “pensioni” e “lavoro” siano più che parole: siano delle “prospettive” di vita.

Prospettive di vita che si possono sintetizzare con due frasi semplici, quasi degli slogan: “pensioni per tutti” e “lavoro per ognuno”.

Claudio Maria Perfetto

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