Claudio Maria Perfetto autore del libro “L’economista in camice” ci esporrà nel corso delle prossime settimane, a cadenza bisettimanale, degli spunti di riflessione su tre argomenti legati da un file rouge: pensioni, lavoro e ricambio generazionale.
Il lavoro del dottor Perfetto si compone di sette elaborati collegati tra loro da un unico filo conduttore. Una sorta di puzzle in cui ciascun modulo è indipendente e autosufficiente e tutti insieme delineano un disegno coerente e armonico, legando “senza soluzione di continuità” pensioni-lavoro cambio generazionale mettendone in luce il “cosa”, il “come”, il “perché” secondo argomentazioni stringenti. Oggi vi presentiamo la quarta parte delle sette menzionate (leggi la prima, la seconda o la terza parte), nei giorni prossimi a cadenza bisettimanale, martedì e venerdì, troverete i successivi articoli a completamento del ‘puzzle’. Per chi si perdesse parte dei lavori potete ritrovarli nella rassegna stampa che Perfetto aggiornerà di volta in volta al sito www.economatica.it. Il prossimo appuntamento sarà venerdì 17/1/2020.
Una nazione digitale è anche una economia digitale. L’economia esiste perché esiste lo scambio, e lo scambio avviene attraverso la moneta. Una economia digitale che sia tale non può prescindere dunque dalla moneta digitale.
La moneta elettronica che usiamo per i pagamenti tramite POS ha le caratteristiche di una “moneta digitale” (una moneta il cui valore è esprimibile in termini digitali, ovvero tramite una sequenza di zero e uno). Anche la criptovaluta (la più famosa delle quali è il bitcoin) ha le caratteristiche di una moneta digitale.
La moneta elettronica viene gestita dalla banca e non ha valore legale (può essere accettata per scelta ma non per legge; le banconote, invece, hanno valore legale, devono essere accettate per legge). La criptovaluta può essere gestita (come afferma d’altra parte anche la Bce) da parte di chiunque, e non ha valore legale (può essere accettata per scelta ma non per legge). Se vi è la libertà di poter gestire la criptovaluta in proprio, allora qualsiasi comunità potrebbe accordarsi per utilizzarla al suo interno. E quindi anche un comune, una regione, lo Stato.
Stabilito che lo Stato potrebbe usare la propria criptovaluta, al posto di questa sarebbe più vantaggioso per lo Stato usare invece la moneta digitale di tipo scritturale (che altro non è che la trascrizione di un importo su un registro digitale). Il grande vantaggio di usare la moneta digitale scritturale al posto della criptovaluta è il seguente: quest’ultima, per essere “minata” (cioè estratta) dai “minatori” (così si chiamano coloro che fanno parte della comunità che utilizza la criptovaluta), richiede una quantità di energia elettrica anche ingente (assorbita dai computer che partecipano tutti insieme alla estrazione/creazione della criptovaluta), mentre la moneta digitale scritturale, per essere creata, non necessiterebbe granché di risorse, trattandosi di una semplice trascrizione digitale.
La moneta digitale scritturale gestita dallo Stato sarebbe a tutti gli effetti identica alla moneta digitale scritturale gestita dalle banche (proprio con tale tipo di moneta le banche erogano mutui e prestiti) ma con differenze, rispetto a quella della banca, per nulla banali: non sarebbe soggetta a tassi di interesse, avrebbe validità solo all’interno della nazione, verrebbe accettata per legge per il pagamento di tasse, imposte, tributi, e quindi avrebbe valore legale.
Proprio perché non sarebbe soggetta al tasso di interesse, la moneta digitale di Stato non riscuoterebbe l’attenzione da parte della banca, la cui funzione storica è quella di prestare il denaro lucrando proprio sul tasso di interesse. In altre parole, lo Stato non interferirebbe con le funzioni che sono proprie della banca.
La moneta digitale di Stato verrebbe agganciata a risorse reali come lavoro e capitale (macchinari, edifici): quando un lavoratore comincia a lavorare verrebbe creata moneta digitale attraverso versamenti da parte del suo datore di lavoro; quando il lavoratore cessa di lavorare cesserebbe pure la creazione di moneta digitale (in fondo, si tratterebbe dello stesso meccanismo che oggi viene utilizzato per accreditare gli stipendi sui conti correnti dei lavoratori).
La moneta digitale verrebbe gestita utilizzando le moderne tecnologie digitali (es. blockchain), servirebbe per lo scambio di beni e servizi tra lo Stato e le imprese, tra le imprese stesse, tra le imprese e le famiglie e tra privati. Tutte le operazioni finanziarie verrebbero registrate in modo automatizzato e centralizzato presso le strutture statali, e ciò renderebbe di fatto impossibile qualsiasi forma di evasione.
La moneta digitale gestita dallo Stato circolerebbe parallelamente alla moneta bancaria gestita dalla Banca: la prima verrebbe utilizzata per scambi interni alla nazione (stimolando la domanda interna), mentre la seconda per scambi esterni alla nazione. Per poter meglio capire come utilizzare la moneta digitale ai tempi dell’economia digitale, si potrebbe ricorrere a esperimenti in laboratorio eseguiti in condizioni controllate.
Claudio Maria Perfetto