TARANTO. ArcelorMittal avrebbe aperto la procedura di cassa integrazione straordinaria per 3500 lavoratori. Lo si apprende da fonti sindacali. La decisione sarebbe legata alla decisione del giudice Francesco Maccagnano di spegnere l’Altoforno 2 dello stabilimento di Taranto.
A lanciare l’allarme in mattinata era stata la Cisl. “Se dovesse essere confermato il fermo dell’Afo2 – sottolinea Biagio Prisciano, segretario generale aggiunto della Fim Cisl Taranto-Brindisi –, è probabile che ArcelorMittal chieda più cassa integrazione. Aspettiamo di capire cosa accadrà dopo il ricorso al Tribunale dell’appello che è stato annunciato”.
Quanto al nuovo piano industriale presentato dalla multinazionale, che prevede 4.700 esuberi entro il 2023 e il mancato rientro al lavoro dei 1.600 operai Ilva in As attualmente in Cigs, Prisciano precisa che per il sindacato “il punto fondamentale resta l’accordo del 6 settembre 2018 che non produceva alcun esubero e che ancora adesso tiene dentro occupazione, ambiente e salute. L’azienda ha già fatto ricorso alla cassa integrazione ordinaria per crisi di mercato per un numero massimo di 1.273 dipendenti e ha chiesto la seconda proroga della procedura a partire dal 30 dicembre. Sono coinvolti anche lavoratori in cassa a zero ore appartenenti ad impianti fermi da lungo tempo come i Tubifici, che percepiscono 700 euro al mese. Una situazione che diventa sempre più insostenibile”.