Nata da una nobile famiglia di Roma e sposa del nobile Valeriano, Cecilia vive nell’Urbe tra il II e il III secolo. Si narra che il giorno delle nozze nella sua casa risuonino organi e lieti canti ai quali la vergine, accompagnandosi, canta nel suo cuore: “Conserva o Signore immacolati il mio cuore e il mio corpo, affinché non resti confusa”. Da questo particolare viene tratto il vanto di protettrice dei musicanti. Confidato allo sposo il suo voto, egli si converte al cristianesimo e nella prima notte di nozze riceve il battesimo per mano del Pontefice Urbano I. Tornato nella propria casa, Valeriano vede Cecilia prostrata nella preghiera con un giovane: è l’Angelo che da sempre veglia su di lei. Insospettito, chiede una prova dell’effettiva natura angelica di quel giovinetto: questi, allora, fa apparire due corone di fiori e le pone sul capo dei due sposi. Ormai credente convinto, Valeriano prega che anche il fratello Tiburzio riceva la stessa grazia e così è.
Il giudice Almachio ha proibito, tra le altre cose, di seppellire i cadaveri dei cristiani, ma i due fratelli convertiti alla fede si dedicano alla sepoltura di tutti i poveri corpi che incontravano lungo la loro strada. Vengono così arrestati e dopo aver redento l’ufficiale Massimo che ha il compito di condurli in carcere, sopportano atroci torture piuttosto che rinnegare Dio e vengono poi decapitati. Cecilia prega sulla tomba del marito, del cognato e di Massimo (tutti e tre Santi venerati il 14 aprile), anch’egli ucciso perché divenuto cristiano, ma poco dopo viene chiamata davanti al giudice Almachio che ne ordina la morte prima per bruciatura, poi per decapitazione: il carnefice vibra i tre colpi legali, ma la santa morirà soltanto tre giorni dopo, dopo lenta e atroce agonia. Sarà papa Urbano I, sua guida spirituale, a renderle la degna sepoltura nelle catacombe di San Callisto.
Nell’821 le sue spoglie vengono traslate da papa Pasquale I nella Basilica di Santa Cecilia in Trastevere. Nel 1599, durante i restauri della basilica, ordinati dal cardinale Paolo Emilio Sfondrati in occasione dell’imminente Giubileo del 1600, viene ritrovato un sarcofago con il corpo di Cecilia incorrotto ed emanante profumo di gigli e di rose. Il cardinale allora commissiona a Stefano Maderno (1566-1636) una statua che riproduca quanto più fedelmente l’aspetto e la posizione del corpo di Cecilia così com’era stato ritrovato (la testa girata per la decapitazione, tre dita della mano destra a indicare la Trinità, un dito della sinistra a indicare Dio). La statua oggi si può ammirare sotto l’altare centrale della chiesa.
Il suo culto è molto popolare poiché Cecilia è la patrona della musica, degli strumentisti e dei cantanti. Viene ricordata il 22 novembre da cattolici e ortodossi. Esclusa la Vergine Maria, Cecilia è una delle sole sette sante ad essere ricordate per nome nel Canone della Messa. In quanto patrona della musica e musicista lei stessa, Cecilia ha ispirato più di un capolavoro artistico, tra cui l’Estasi di Santa Cecilia di Raffaello, oggi a Bologna (una copia della quale, realizzata da Guido Reni, si trova nella chiesa di San Luigi dei Francesi a Roma). Ricordiamo anche la Santa Cecilia di Rubens (a Berlino), del Domenichino (a Parigi), di Artemisia Gentileschi e di Nicolas Poussin.