ROMA. Le ultimissime novità al 13 ottobre 2018 sulle pensioni anticipate con quota 100 e sulla proroga dell’opzione donna, riguardano da un lato l’annuncio che con buona probabilità si tornerà al meccanismo delle finestre per l’uscita anticipata che prevede dunque le prime uscite possibili solo dal mese di aprile per poi seguire con cadenze trimestrali di uscita dal 2020, e dall’altra l’annuncio della proroga dell’opzione donna che verrà inserita in legge di bilancio, ma con modifiche sui requisiti di accesso. A pochi giorni dall’approvazione della manovra restano ancora incerte le misure in campo previdenziale ma è probabile che piccoli ritocchi a Quota 100 si facciano. L’ipotesi di allungamento delle attuali finestre di uscita di tre mesi (al momento sono di tre mesi per i lavoratori privati e di sei mesi per i pubblici) è stata smentita informalmente dal ministero del Lavoro facendo sapere che “al momento non esiste” ma è possibile che si trovi un accordo nella maggioranza per una modifica “soft”. L’allungamento di tre mesi per l’uscita con Quota 100 dovrebbe valere circa 500 milioni di risparmi nel 2020 (circa un miliardo nel 2021).
E’ possibile che si trovi un’intesa sulla “salvaguardia” di coloro che maturano i requisiti nel 2019 e dovrebbero uscire nel 2020 proprio grazie alle finestre attuali. Per chi ad esempio matura il mix 62 anni di età e 38 di contributi il 31 dicembre 2019 la finestra dovrebbe restare di tre mesi con l’uscita a fine marzo. Ma per chi matura i requisiti per Quota 100 il primo gennaio 2020 la finestra dovrebbe allungarsi fino al primo luglio per i privati e fino al primo ottobre per i pubblici. Oggi le cosiddette «finestre» d’attesa tra la maturazione del diritto e la decorrenza della prestazione sono di tre mesi per i lavoratori del settore privato e di sei mesi per i dipendenti pubblici. Con tre mesi in più le finestre diventerebbero rispettivamente di sei e nove mesi. Col risultato di risparmiare almeno 600 milioni nel 2020 e circa un miliardo a regime. Risparmi che, dopo il 2021, potrebbero essere impiegati per sostituire «quota 100» con un sistema flessibile sul modello dell’Ape sociale.