NAPOLI. L’Antro della Sibilla Cumana, una galleria alta circa cinque metri e lunga oltre 130, scoperta nel 1932, è davvero un posto misterioso. Narra la leggenda, che la Sibilla, una giovane donna che fece perdere la testa al dio Apollo, chiese a quest’ultimo l’immortalità in cambio di diventare la sua sacerdotessa. Nel farlo, però, compì un grave errore: si dimenticò di chiedere la giovinezza, e così invecchiò sempre di più, mentre il suo corpo si consumava come quello di una cicala, tanto che venne messa in una gabbietta nel tempio di Apollo fino a quando il corpo non scomparve, e rimase solo la sua voce. Pare che la sacerdotessa di Cuma ricevesse i desiderosi di avere i suoi responsi presso questa caverna, svolgendo la sua attività di oracolo in uno stato di semi trance.
La galleria della Sibilla, tufacea rettilinea, dove si trovano bracci usati in epoca romana come cisterne e poi come luogo di sepoltura dai cristiani, rimane un arcano, in quanto molti si domandano ancora se questo cunicolo fosse stato realmente la sede che la ospitò, o solo una struttura difensiva. Esso è situato in un’area archeologica nella zona dei Campi Flegrei, che in passato comprendeva l’antica città di Cuma, colonia della Magna Grecia che maggiormente contribuì a diffondere la cultura greca in Italia. È stato proprio l’Antro della Sibilla Cumana, uno degli oracoli più consultati del mondo antico, le cui predizioni si trovano in molte opere di autori greci e latini, a rendere famosi gli scavi archeologici di Cuma.
Il parco archeologico di Cuma regala, quindi, un’atmosfera antica, che va quasi oltre il tempo. L’acropoli conserva ancora le mura del V secolo, i resti del tempio di Giove, e il tempio d’Apollo, collegati da una strada chiamata un tempo chiamata “Via Sacra”. Gli scavi, oltre all’Antro, al centro del quale si trova la sala dove la Sibilla riceveva, hanno fatto riemergere la cripta romana, i resti di un grandioso edificio termale di epoca imperiale, e dell’anfiteatro.
Simona Cocola