Sguardo al cielo e dito puntato verso le nuvole, segno inconfondibile della dedica a Bjorg Lambrecht, ciclista 22enne belga morto il 9 agosto scorso durante la terza tappa del Giro di Polonia a seguito di una gravissima caduta. Così Elia Viviani, il fuoriclasse azzurro, taglia il traguardo di Alkmaar e conquista la maglia di campione europeo regalando all’Italia il 4 oro in questa rassegna continentale. Non poteva esserci epilogo migliore per l’Italia che chiude questa edizione dei campionati europei strada e crono con ben 9 medaglie di cui 4 ori, 1 argento e 4 bronzi conquistando il secondo posto nel Medagliere per Nazioni alle spalle solo dell’Olanda.
Quando mancavano 62 km all’arrivo il campione europeo uscente, Matteo Trentin, l’altra punta azzurra insieme a Viviani, scatena una vera e propria battaglia entrando in attacco. Con lui altri dodici uomini tra cui gli azzurri Simone Consonni, Davide Cimolai ed Elia Viviani. Tra i fuggitivi l’Italia è la Nazione con maggior atleti presenti ed il gap che si crea viene controllato dagli azzurri rimasti ad inseguire, agevolando così i compagni in fuga. Una fuga durata oltre 30 km, con Viviani che è uscito allo scoperto, nonostante il suo ruolo di velocista. Ma l’Italia ha un altro jolly e lo gioca. La Nazionale del Ct Cassani ha corso con grande tatticismo in un percorso davvero duro che ha richiesto grande lucidità e spirito di iniziativa.
A 26 km dal traguardo dal gruppo dei fuggitivi, Elia Viviani entra in azione. Ad inseguirlo il belga Lampaert ed il tedesco Ackermann. Nel terzetto, sulla carta è il belga, compagno di squadra di Viviani, il meno veloce negli arrivi in volata. L’attacco del belga a 3 chilometri dal traguardo sembra essere atteso dall’azzurro che prontamente risponde. Il tedesco non ne ha più e si deve accontentare del bronzo finale. Nella sfida tra Italia e Belgio negli ultimi 900 metri, Viviani innesca il suo turbo e non ce ne è più per nessuno: a lui l’oro europeo in una stagione che lo sta vedendo sempre più protagonista.
Profonda la soddisfazione del presidente Di Rocco che si complimenta per i trionfi azzurri: “La vittoria di Elia Viviani è la classica ciliegina su una torta già ricca ancora prima di oggi. Il ciclismo italiano esce trionfale da questo Campionati Europei strada, con 4 titoli europei e 9 medaglie, al secondo posto nel medagliere, alle spalle dei padroni di casa olandesi. Questi Europei ci dicono che il ciclismo italiano gode di ottima salute: i titoli di Piccolo, juniores, Paternoster e Dainese, tra gli U23, raccontano che abbiamo un grande futuro. Quello di Elia, che raccoglie l’eredità di Trentin, conferma la nostra posizione di vertice a livello internazionale mostrando un gruppo di atleti che si ritrovano e si esaltano nello spirito di squadra. Ringrazio personalmente e a nome di tutto il movimento ciclistico, gli atleti, Davide Cassani, i tecnici e tutto lo staff della Nazionale italiana, che hanno esaltato la qualità complessiva di un movimento, quello ciclistico, orgoglio dello sport italiano.”
Subito dopo la vittoria, Elia conferma ai microfoni di sentirsi “un nuovo Viviani”: “E’ vero. Avete visto un nuovo Viviani che accetta una gara dura e si mette in gioco fin da subito. Vincere in questo modo è davvero bello. L’azione di Trentin non era programmata nel meeting di questa mattina ma con Matteo sapevamo di poter fare una gara dura con tatticismi significativi. Così è stato”.
Il primo abbraccio che il neo campione europeo regala subito dopo l’arrivo è quello dato al suo compagno di squadra Matteo Trentin, oro europeo nella passata edizione. Il primo abbraccio che il neo campione europeo regala subito dopo l’arrivo è quello dato al suo compagno di squadra Matteo Trentin, oro europeo nella passata edizione.Un vero e proprio passaggio di consegne per gli azzurri che con determinazione, forza e generosità confermano la loro supremazia e non cedono la maglia di campione europeo assoluto a nessun’altro. L’Italia entra così nella storia: dopo i titoli europei di Sagan (2016, 1^ edizione), Kristoff (2017), è la sola a realizzare una doppietta con Matteo Trentin nel 2018 ed Elia Viviani oggi.
Carlo Saccomando