Figlio di Felice di Guzmán e di Giovanna d’Aza, di famiglia agiata, Domenico nacque nel 1170 a Caleruega, in un villaggio montano della Vecchia Castiglia, in Spagna. Venne battezzato con il nome di Domenico di Silos, santo patrono dell’abbazia benedettina di Santo Domingo de Silos, situata a pochi chilometri a nord del suo paese natale.
Domenico si distinse fin dalla giovane età per carità e povertà. Terminati gli studi, all’età di 24 anni seguì la sua vocazione ed entrò tra i canonici regolari della cattedrale di Osma. Qui venne consacrato sacerdote dal vescovo Martino di Bazan, che stava riformando il capitolo secondo la regola agostiniana, con l’aiuto di Diego d’Acebo. Diego venne eletto vescovo nel 1201, e nominò Domenico sottopriore.
Cinque anno dopo ci fu la svolta della sua vita, quando Papa Innocenzo III spinse Domenico a dedicarsi alla conversione degli eretici di Alby, meglio conosciuti come ‘Albigesi’. Nonostante la morte di Diego, Domenico non si ritirò di fronte all’impresa immane di affrontare avversari implacabili e agguerriti. Stabilitosi a Fanjeaux, in un’umile casetta, vivette pressoché isolato per circa dieci anni, dal 1206 al 1215, tra pubblici dibattiti, colloqui personali, trattative, predicazione, opera di persuasione, preghiera e penitenza.
Nel 1216, convinto che fosse necessario riportare il clero a quella austerità di vita che era alla base dell’eresia degli Albigesi e dei Valdesi, fondò a Tolosa l’Ordine dei Frati Predicatori che, nato sulla Regola agostiniana, divenne in sostanza qualcosa di totalmente nuovo, basato sulla predicazione itinerante, la mendicità (per la prima volta legata ad un ordine clericale), una serie di osservanze di tipo monastico e lo studio approfondito.
Domenico si distinse per rettitudine, spirito di sacrificio e zelo apostolico. La Costituzioni dell’Ordine dei Frati Predicatori attestarono la chiarezza di pensiero, lo spirito costruttivo, oltre che equilibrato, e il senso pratico che si rispecchiavano nel suo Ordine, uno dei più importanti della Chiesa. In quegli anni inviò monaci in molte parti d’Europa, in particolare nella penisola iberica e nei principali centri universitari del tempo: a Parigi e a Bologna, dove si recò di persona. Sfinito dal lavoro apostolico ed estenuato dalle grandi penitenze, il 6 agosto 1221 morì circondato dai suoi frati, nell’amatissimo convento di Bologna.
Domenico venne canonizzato da Papa Gregorio IX il 13 luglio 1234 nella Cattedrale di Santa Maria Assunta a Rieti. Viene celebrato l’8 agosto. Il suo corpo, dal 1267, è custodito in una preziosa arca marmorea, presso l’omonima basilica di Bologna. A Roma, nel chiostro del convento della Basilica di Santa Sabina all’Aventino, è presente una pianta di arancio dolce che, secondo la tradizione domenicana, San Domenico ha portato dalla Spagna.
In occasione del VII centenario della morte il 29 giugno 1921 Papa Benedetto XV dedicò alla figura di San Domenico l’enciclica ‘Fausto Appetente Die‘.
Alessio Yandusheff Rumiantseff