WASHINGTON. Il dado è tratto. Il Dipartimento di Stato degli Usa ha approvato la potenziale vendita a Taiwan di armamenti per 2,2 miliardi di dollari. L’annuncio è destinato ad irritare Pechino, che considera Taiwan parte del suo territorio e ha precedentemente espresso “serie preoccupazioni” sulla possibile vendita. Il Congresso è stato informato del potenziale accordo, che includerebbe 108 carri armati Abrams e circa 250 missili Stinger.
I legislatori statunitensi hanno 30 giorni di tempo per opporsi alla vendita, ma è improbabile che lo facciano. Stanno aumentando i timori tra alcuni membri dell’amministrazione statunitense che il presidente cinese, Xi Jinping, possa usare l’accordo sulle armi come una scusa in più per non incontrare Trump alla fine di questo mese a margine del vertice del G-20 in Giappone. Un funzionario Usa ha detto che già adesso c’è solo “una probabilità del 50%” che il colloquio con Xi si tenga, data la fragilità del rapporto con la Cina dopo le nuove tariffe di Trump, e la vendita di armi a Taiwan potrebbe metterlo a repentaglio. Altri, però, incluso il consigliere per la Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti, John Bolton, considerano la vendita come necessaria per rafforzare l’alleanza di Washington con Taiwan e contrastare l’aggressività cinese.
Giuseppe Muri