NEW YORK. Il dipinto che fece innamorare Allen Ginsberg va all’asta da Sotheby’s a New York. Si tratta di “Nudo con cipolle” che ritrae, per mano di Robert LaVigne, Peter Orlovski all’epoca suo compagno. E’ sicuramente il pezzo più importante della vendita organizzata alla vigilia del 50° anniversario dei moti di Stonewall, una serie di dimostrazioni spontanee di gruppi gay contro la polizia di New York. Proprio nella notte tra il 27 e 28 giugno del 1969 ebbero inizio i famosi moti, dal nome dello gay bar nel cuore del West Village. In quella notte e per la settimana successiva trans, lesbiche, gay, drag queen ossia persone oggi identificate come LGBTQ decisero di prendere posizione contro quella che era una vera e propria oppressione da parte della polizia. Ciò che accadde dopo fece la storia e segnò un momento di svolta per il movimento dei diritti civili degli LGBTQ.
Il quadro, che ha una stima di oltre 150 mila dollari, è considerato uno dei dipinti più importanti sia per il movimento gay che per la storia dei Beat. Ginsberg se ne innamorò immediatamente appena lo vide, ma non riuscì mai a possederlo. Il poeta, che da poco era rientrato negli Usa dal Messico, lo vide nel 1955 nello studio di LaVigne a San Francisco: “Guardai quegli occhi e fui scioccato d’amore”, ricordò qualche anno più tardi in un’intervista.
LaVigne e Orlovsky a quei tempi convivevano. Ginsberg si trasferì a casa loro. Rubò Peter a Robert che disperato se ne andò a vivere in Messico. Ginsberg e Orlovski fecero coppia fino alla morte del poeta, avvenuta nel 1997. Poco dopo aver incontrato Peter, Allen compose il suo poema autobiografico più importante, “Malest Cornifici, tuo Catullo”. Intanto, “Nudo con cipolle”, esposto nel 1995 al Whitney per la mostra sui Beat, venne detenuto dal suo autore fino al 2008 quando passò nelle mani dell’attuale proprietario, un amico dell’artista.
L’asta organizzata a New York punta a raccogliere fondi per il movimento gay. “Quel che cominciò il 28 giugno 1969 cambiò la narrativa e la storia continua oggi, perché il progresso non è mai una linea retta”.