TORINO. È passato poco più di un mese dall’addio di Massimiliano Allegri alla Juventus. Era il 18 maggio scorso, l’allenatore livornese era stato accompagnato nella conferenza stampa da Andrea Agnelli, che lo aveva definito “un allenatore che da solo ha scritto la storia della Juventus” oltre che “un amico con cui potermi confidare su tanti argomenti“. Da quel fatidico giorno si sono rincorse innumerevoli voci di mercato, alcune talmente roboanti da provocare impennate nell’indice di borsa, come nel caso di Pep Guardiola, sogno proibito di gran parte del tifo bianconero. I rumors poi hanno toccato diversi allenatori, ognuno con peculiarità e caratteri diversi come Mauricio Pochettino, Sinisa Mihajlovic, Simone Inzaghi, Antonio Conte (prima dell’ufficialità nerazzurra), Juregen Klopp, Erik ten Hag, Didier Deschamps e Leonardo Jardim. È mancata solo la candidatura di Oronzo Canà per rendere il quadro dei papabili ancora più completo.
Tanti nomi importanti, alcuni con un palmares importante, altri con una filosofia e un metodo di gioco consolidata e invidiata in tutto l’universo “pallonaro”. C’è un altro nome che è stato fatto e volontariamente abbiamo tenuto fuori, perché è proprio quello del neo allenatore della Juventus: si tratta di Maurizio Sarri. Il passaggio di consegne della guida della Vecchia Signora avviene tra due toscani, una continuità curiosa per la squadra torinese, vista la grande rivalità sportiva con una delle più importanti società calcistiche toscane, la Fiorentina. Anche se di contrapposizioni calcistiche anti-juventine l’Italia ne è piena, perché è normale provare un briciolo di invidia e di sana rivalità nei confronti della squadra più vincente in Serie A, capace di vincere nell’ultimo decennio 8 scudetti di fila.
Un’altra simpatica curiosità è rappresentata dal fatto che ieri, quando l’allenatore è sbarcato all’aeroporto di Caselle con un volo privato, sopra la borsa di pelle aveva piegato un soprabito. Da un’inquadratura ravvicinata della foto fatta durante lo spostamento dall’aereo alla macchina, si è notato che la giacca era marchiato “Allegri“. Secondo alcuni opinionisti malpensanti voleva velatamente alludere al fatto che d’ora in poi toccherà a lui indossare i panni di “Allegri“, l’ex allenatore Massimiliano si intende. Casualità o meno l’episodio non è passato inosservato e il dato di fatto è che in un certo senso indosserà davvero quei panni, anche se non si sa ancora se in giacca e cravatta oppure in felpa.
Per la presentazione di Sarri, nella Sala Giovanni e Umberto Agnelli dell’Allianz Stadium, questa volta il presidente sceglie di godersi lo spettacolo dalla prima fila, al fianco il braccio destro Pavel Nedved. Mentre accanto al tecnico in pectore c’è il direttore sportivo Fabio Paratici. Proprio quest’ultimo svela come la società, nonostante le voci di mercato, abbiano avuto le idee chiare sin dall’inizio sull’allenatore. Si sono dovuti rispettare i tempi tecnici in quanto il mister era ancora sotto contratto del Chelsea.
La prima domanda per Sarri tocca subito l’argomento “rivoluzione”. Non a caso quattro giorni fa a Bagnoli è stata rimossa una targa celebrativa nei confronti del Comandante Maurizio “l’artefice della Bellezza“. Ma per il tecnico la scelta non è rivoluzionaria, nonostante il periodo a Napoli, squadra per la quale tifava fin da piccolo. Dopo i tre anni di esperienza azzurra, dei dubbi sull’affetto alla squadra hanno attanagliato l’uomo, oltre che professionista. C’è stata l’esperienza all’estero, bellissima e di grande insegnamento, ma il bisogno di rientrare in Italia era forte.
In più è stato contattato dalla migliore società in Italia che è stata fortemente determinata nel volerlo: “Mai visto una società così determinata a prendere un allenatore, e questo mi ha convinto subito. Sono stati tutti compatti nel venire verso di me. Con il nome che si portavano dietro poi tutto è stato più facile.” Le idee dell’allenatore sono chiare, sa che lo aspetta ogni mattina un duro lavoro perché vincere è un continuo processo di studio e di crescita.
La sua squadra partirà con i favori del pronostico ma: “Le responsabilità saranno più a livello italiano che europeo, in quanto la Champions ha un coefficiente di difficoltà mostruoso.” L’atteggiamento di quello che è considerato a detta di molti esperti “un guru” a livello tattico è sorprendentemente umile perché è pienamente cosciente del fatto che non bisognerà vincolare la squadra e il mercato ad un modulo, ma bisognerà partire dall’analisi delle caratteristiche dei giocatori e dal dialogo con questi, per arrivare a trovare la migliore disposizione in campo tale da valorizzare al meglio la rosa.
La percezione è che Sarri sia fortemente stimolato, sia dal fatto di allenare una delle squadre più gloriose della storia, sia per avere l’opportunità di poter lavorare con un top player del calibro di Cristiano Ronaldo. Inoltre l’idea è quella di valorizzare al massimo altri giocatori come Dybala, Douglas Costa e Higuain.
Sull’astio e le polemiche quando era alla guida del Napoli ha dichiarato : “Volevo vincere lo Scudetto, per quello ho detto alcune cose. Io in quel momento rappresentavo uno di quei popoli che più amano la propria squadra, non potevamo concorrere per tre obiettivi, abbiamo scelto lo Scudetto e siamo stati n ballo fino a 10 giorni dalla fine, poi non è finita come volevamo.” Mentre in merito alla scelta tra tuta e giacca di ordinanza ha risposto con una simpatica battuta: “La tuta? Non abbiamo parlato di questi aspetti. Preferirei sul terreno di gioco la tuta ma sarà argomento di conversazione, l’importante è che non mi mandino nudo.”
Dello scetticismo di alcuni tifosi non si preoccupa perché: “Arrivo con scetticismo come ovunque. Sempre avuto tifosi scettici all’inizio. Vengo dall’altra parte, è giusto che un questa fase ci sia scetticismo. Poi ci sta un solo modo per toglierlo che è vincere e convincere. Dovremo andare in campo, divertirci e fare spettacolo.” E sul Sarrismo : ” Sinceramente non so cosa sia, sulla Treccani ho letto che è una filosofia calcistica. Io sono sempre stato questo,uno che ha bisogno di sentirsi dire e di dire in faccia quello che pensa e che pensano gli altri. Nel corso degli anni uno cambia, spero di non aver cambiato i concetti di fondo.”
Molto interesse hanno destato le parole spese su Federico Bernardeschi che ha definito : ” un giocatore che mi piace tantissimo, ha una di quelle qualità comuni ai grandi giocatori che è la coordinazione. Gli manca un pizzico di continuità, e secondo me è in un momento in cui deve specializzarsi in un solo ruolo e giocarci con continuità.”
Sulla questa conferenza stampa emerge come l’allenatore abbia approcciato alla nuova realtà in punta di piedi, sul metodo di allenamento dichiara: “devo rendermi conto quanto del modo di fare calcio che ho può portare produttività. Non posso imporre il mio calcio se non si può fare, devo vedere quanto posso incidere io e quanto posso far lasciare ai giocatori che incidono.”
Sul finale a Fabio Paratici è stato domato di un possibile interesse su Pogba e Rabiot, sui quali ha risposto: “Sono due bravi giocatori. Pogba è un giocatore dello United che ci ha dato tanto e al quale vogliamo molto bene. Rabiot è un grande giocatore, facciamo la nostra corsa come altre squadre. Prenderemo le decisioni più giuste per costruire la squadra sulle richieste dell’allenatore e su quello che vorremo noi.”
Carlo Saccomando