Le zecche, come riportato dal magazine Angelini, sono degli artropodi, acari che appartengono alla classe Arachnida come i ragni e gli scorpioni, parassiti esterni, dalle dimensioni di qualche millimetro, e dal colore scuro. Il loro ciclo biologico si sviluppa in più fasi (uovo, larva, ninfa, adulto) che si possono svolgere tutte su uno stesso ospite, oppure su più animali ospiti. Esse parassitano tipicamente i cani, ma possono trovare “ospitalità” anche su gatti, ovini, bovini, equini, ratti, e raramente anche sull’uomo. Prediligono un clima fresco e umido, ma possono trovarsi anche in zone dal clima caldo e asciutto, o dove la vegetazione è più rada. Gli esperti parlano di un aumento in Italia delle infezioni da zecche, provocate anche dai cambiamenti climatici in atto, in quanto questi acari si trovano a latitudini e altitudini più elevate rispetto al passato.
La difficile diagnosi di queste infezioni può adesso essere supportata da nuove tecnologie, importanti per una tempestiva cura. Le zecche sono presenti in aree geografiche come, ad esempio, il nord est Italia (Veneto, Friuli Venezia-Giulia, Trento, Bolzano), dove sono stati rilevati casi di borelliosi di Lyme ed encefalite da zecche Tbe (per il cui monitoraggio dal giugno 2018 è stato attivato un piano di sorveglianza nazionale). La Tbe è una grave malattia del sistema nervoso centrale che può causare morte o danni neurologici permanenti. Le segnalazioni in Europa sono aumentate del 400% dall’ultimo quarto del secolo scorso. Nel 2016, i casi di Tbe confermati in Europa sono stati 2mila 674 e gran parte delle segnalazioni vengono da Austria, Repubblica Ceca, e Slovenia, dove la vaccinazione è raccomandata per tutta la popolazione.
Massimo Galli, presidente della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (Simit) spiega che l’uomo è infettato in modo accidentale dai roditori, ospiti naturali del virus. Il periodo considerato a rischio va da aprile a ottobre, ma l’allungamento dei periodi con alte temperature può aumentarlo. L’encefalite non è semplice da riconoscere, in quanto i sintomi quali febbre e cefalea non sono facilmente distinguibili da quelli di altre patologie. Attualmente, però, un nuovo test di diagnostica molecolare (Rt-Pcr) su un solo campione di materiale biologico, ad esempio, può individuare la presenza di uno dei sette agenti patogeni collegabili al morso di una zecca in un paio d’ore. Inoltre, come dichiarato da Carlo Roccio, componente del comitato ricerca, sviluppo e innovazione di Federchimica, grazie alle informazioni ottenute sequenziando il Dna, si può tipizzare il microrganismo differenziando quelli con differente risposta alle terapie, o con maggior virulenza.
Nel caso di puntura da zecca, questa deve essere rimossa, indossando un paio di guanti, con una pinzetta e poi la parte disinfettata, e, nel caso, si possono applicare antibiotici a uso locale. In questo modo, il rischio di contrarre una malattia è molto minore se la zecca viene rimossa entro le 24 ore. Le zecche, infatti, conficcano il loro apparato boccale nell’ospite, succhiandone il sangue in maniera, poiché emettono una sostanza ad azione anestetica. Le zecche sono per la maggior parte diffuse nelle aree rurali e silvestri, ma anche nelle città in parchi, giardini, zone con erba incolta, luoghi che devono sempre essere tenuti puliti.
Simona Cocola