• 27 Novembre 2024
  • LAVORO

Come gestire un capo impossibile? I 10 consigli dell’esperto

Quante persone nella vita si sono imbattute in problematiche legate alla gestione del proprio lavoro a causa del cattivo rapporto con il datore di lavoro? Sicuramente in Italia il problema principale per gran parte della popolazione è in primis quello di trovare un’occupazione, ma per chi ce l’ha l’ideale sarebbe di riuscire a mantenerla.

Roberto D’Incau, fondatore e Ceo di LangPartners Younique Human Inclusion, società di consulenza specializzata nel campo dello scouting, di coaching, di progetti speciali, di diversity & inclusion, autore di vari saggi incentrati su tematiche legate al mondo del lavoro, con un taglio che ama definire “pop” come “Quasi Quasi mi licenzio”,“Chi lavora non fa sesso” e “Il Lato Bimbo”, ha voluto mettere a disposizione il proprio know how e fornire dieci utili consigli su come gestire un capo “impossibile”.

Come gestire un capo impossibile
COME GESTIRE UN CAPO IMPOSSIBILE (Twitter)

D’Incau si è chiesto quale sia la principale motivazione che porta a cambiare azienda. La conclusione a cui è giunto è che avere sopra di sé un capo impossibile, con cui non si riesce assolutamente a interagire, che ci rende la vita difficile e ci fa venire l’ansia la mattina prima ancora di entrare in ufficio. Ci sono diversi modi per gestire la situazione: per una somma algebrica di fattori, la più conveniente risulta sempre il provare migliorare il rapporto col capo difficile. Ecco come:

COME GESTIRE UN CAPO IMPOSSIBILE

  1. Cerca di capire se davvero hai a che fare con un boss pessimo o se invece sei troppo duro con lei/lui, magari perché sotto sotto avresti voluto essere al suo posto e l’azienda invece te l’ha messo sopra, deludendoti.
  2. Mettiti nei panni del tuo boss, capendo il suo punto di vista: è davvero un cattivo capo, o è semplicemente molto sotto pressione per i risultati che deve portare, e non sente che i suoi riporti diretti lo supportano adeguatamente: a volte, specie se si è in azienda da tanto tempo, si tende a rimpiangere il capo precedente, a ricordarne solo i pregi e non i difetti, mentre si vedono solo i difetti dell’attuale;
  3. Ok, il capo ti stressa, ma il tuo ruolo in azienda va avanti indipendentemente da lui: se il tuo output è ineccepibile, se non ti fai abbattere dal caratteraccio del boss, il leadership team dell’azienda comunque apprezzerà quello che fai, e questo rafforzerà il tuo peso specifico. A volte, i capi impossibili non durano tanto, tutto sta a resistere uno o due anni…;
  4. Hai un capo che fa del micromanagement e che controlla la durata delle tue pause pranzo, ogni riga dei report che tu scrivi, come gestisci ogni singola voce del budget che ti è affidato? Hai ragione, hai un capo poco strategico e che non sa delegare, ma ti consiglio di fare buon viso a cattivo gioco, di rassicurarlo nella sua ansia di controllo assecondandolo perlomeno per il primo anno; vedrai che poi automaticamente si fiderà via via sempre di più, e le cose tra voi andranno meglio;
  5. Metti dei paletti: bisogna fargli capire chiaramente, con cortesia ma anche con fermezza, che non si è disposti a subire la sua maleducazione o l’aggressività; ci sono persone che “prendono fuoco” facilmente, perché hanno una scarsa capacità di gestire emozioni e impulsi. Bisogna agire non nel momento del conflitto, ma il giorno dopo dicendogli “non ti sembra di avere esagerato ieri con la tua reazione”: questo fa riflettere, e fa capire che c’è un limite invalicabile, quello dell’educazione e del rispetto.
  6. Assecondalo nelle sue manie: ogni capo ha le sue piccole manie, c’è chi ha l’ossessione delle scrivanie ordinate, chi della puntualità, chi del rispetto dell’orario della pausa pranzo, chi non ama lo smart work a causa della sua ansia di controllo. Assecondare il capo in questo, ad esempio evitando di arrivare sempre alle 930 se per lui è importante che tutti i collaboratori siano in ufficio già alle 9, significa, con un piccolo sforzo, venirgli incontro e rassicurarlo sul fatto che si condivide la sua filosofia lavorativa.
  7. Capisci se sei di fronte a un capo dal carattere difficile o a una persona che necessita di cure psicologiche: a me è successo, anni fa, fuggii a gambe levate, ci tenevo troppo al mio benessere psicofisico per lavorare con un capo psicolabile. In questo caso, soprattutto se si lavora in un grande gruppo, è bene parlare con l’HR e condividere il proprio punto di vista, per essere spostati in un altro gruppo di lavoro: si potrebbe trattare di un capo con sindrome di burn out, oggi finalmente considerata come una vera e propria malattia professionale.
  8. Evita accuratamente per il futuro, quando puoi scegliere, di andare a lavorare con un capo dal carattere impossibile: conosco un executive che, forse inconsciamente, ha scelto di lavorare con enne capi (imprenditori) notoriamente dal carattere pessimo. L’ultima volta, recentemente, è venuto da me lamentandosi dell’ultima scelta fatta, lavorare per un imprenditore notoriamente dalla personalità diciamo difficile. Il mio commento? Errare è umano, ma perseverare diabolico!
  9. Lavora sulla tua assertività, spesso chi non riesce a tenere testa a un capo strong ha anche difficoltà a essere assertivo in altre situazioni, ad esempio in famiglia.
  10. Cerca di trovare dei momenti di “lato bimbo” con lui, di condivisione emotiva, per esempio davanti a un aperitivo: magari è durissimo perché è a sua volta fortemente sotto pressione lavorativa o personale, e condividere la sua emotività può essere una buona chiave di accesso).

Carlo Saccomando

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Carlo Saccomando

Classe 1981, giornalista pubblicista. Poco dopo gli studi ha intrapreso la carriera teatrale partecipando a spettacoli diretti da registi di caratura internazionale come Gian Carlo Menotti, fondatore del "Festival dei Due Mondi" di Spoleto, Lucio Dalla, Renzo Sicco e Michał Znaniecki. Da sempre appassionato di sport lo racconta con passione e un pizzico di ironia. Attualmente dirige il quotidiano "Il Valore Italiano".

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