ROMA. La conferenza stampa del Premier Giuseppe Conte se in parte è stata chiara, solo in parte, in realtà ha lasciato dubbi e perplessità. Dubbi e perplessità sull’opportunità della scelta e di dove in realtà sia maturata questa lunga “dichiarazione d’intenti“. A molti è parso un invito a comperarsi l’ombrello a temporale terminato, ad altri un favore ai nazareni di Forza Italia e Pd, ad altri un’apertura ad un Governo tecnico sogno nel cassetto di Mattarella e dei tecnocrati di Bruxelles. Quasi a nessuno una scelta in “solitaria” di Conte.
Comunque la risposta del vicepremier Matteo Salvini, più volte tirato per la giacchetta come chi da elezioni politiche avrebbe più da attendersi un ampio bottino, non si è fatta attendere. “Non ho alcuna intenzione di far cadere il governo, ma il governo è pagato per fare, i ministri e i presidenti sono pagati per fare, sullo sblocca cantieri non è la Lega ma il Paese che ha le idee chiarissime. Bisogna dunque resettare il codice degli appalti aprire i cantieri e cancellare tutta quella burocrazia. La mia volontà c’è– ha proseguito Salvini- ma se mi dovessi accorgere che tra 15 giorni ci ritroviamo qui a dirci le stesse cose, con gli stessi ritardi e gli stessi rinvii, allora sarebbe un problema. Noi siamo pronti, vogliamo fare, abbiamo idee e progetti. Conto che assorbiti i voti di questa campagna elettorale tutti partano determinati e compatti“.
Quindi la palla è tornata al centro e ora le mosse, e le dolenti note, passano ad un M5S senza più alibi nel dover rispettare l’accordo di Governo. Come dire “dalle parole ai fatti“. Al Premier Conte ora tirare le conclusioni, di certo è che se le sua conferenza stampa doveva essere un “trappolone” per la Lega è già di fatto fallito.
