• 24 Novembre 2024
  • ARTE

Venezia: a Palazzo Ducale in mostra le opere del Canaletto

VENEZIA.Il Settecento veneziano con le sue luci e ombre si snoderà lungo le sale di Palazzo Ducale, nella mostra che, dal 23 febbraio al 9 giugno, racconterà di un secolo straordinario e del suo protagonista, Giovanni Antonio Canal detto il Canaletto. L’esposizione, promossa dalla Fondazione Musei Civici di Venezia, è a cura di Alberto Craievich, con la collaborazione di RMN-Grand Palais di Parigi.


Una stagione artistica di grande complessità e valore, di eccellenze nel campo della pittura, della scultura, delle arti decorative. Fin dal suo inizio il ‘700 si mostra come un secolo di enorme vitalità e grandi cambiamenti, nel linguaggio dell’arte, nella storia delle idee e delle tecniche, nella vita sociale.
Luca Carlevarijs pone le basi del vedutismo veneziano, Rosalba Carrera rinnova l’arte del ritratto. Due giovani coetanei dipingono opere in cui la luce acquista valenza fondante, costitutiva: Giambattista Tiepolo con pennellate aggressive in composizioni dinamiche, Canaletto nella pittura di vedute; lo stile di entrambi si farà poi più controllato e nitido.

Canaletto nasce a Venezia il 17 ottobre 1697; il padre Bernardo ha un’atelier di pittura di scenografie teatrali. Proprio qui insieme al fratello Cristoforo apprende le nozioni e impara a dipingere decorazioni sceniche per gli allestimenti di opere teatrali a Venezia. Canaletto nel biennio 1718-1720, assieme al padre e al fratello, si trasferisce a Roma per realizzare le scene di due drammi di Alessandro Scarlatti. Questo viaggio è importante perché entra in contatto con gli esponenti del Vedutismo come Viviano Codazzi e Giovanni Ghisolfi . Ritornato a Venezia, prende relazioni con i vedutisti della città quali Luca Carlevarijs e Marco Rossi iniziando a dipingere a tempo pieno.

Tra il 1722 e il 1723 lavora per il futuro console e mecenate inglese Joseph Smith con lavori che vanno a impreziosire le residenze inglesi. Nel periodo 1725-1726 è ingaggiato dall’impresario irlandese Owen McSwiney. Da qui in avanti il contatto con il mondo anglosassone è fondamentale per Canaletto sia per la direzione rococò nell’ambiente artistico veneziano, sia per il nuovo mercato.

Negli anni trenta i primi mediatori con la Gran Bretagna McSwiney e Anton Maria Zanetti il Vecchio sono sostituiti da Joseph Smith in modo esclusivo. I soggetti dipinti passano dalle vedute di San Marco, Rialto Canal Grande a capricci con rovine, vedute collinari e romane. Dal 1740 per la guerra di successione austriaca il mercato di Canaletto si riduce a causa del mancato arrivo dei visitatori inglesi, perciò nel 1746 decide di recarsi a Londra con una lettera di presentazione per il Duca di Richmond, già cliente del Maestro. Sono però due annunci nel Daily Adversiter a dissipare l’iniziale diffidenza.

Passata questa fase sono molti nobili che richiedono nuove commissioni al Canaletto. I soggetti diventano quelli dei castelli, dei palazzi, delle campagne e delle scene urbane. Il soggiorno inglese dopo due brevi ritorni in patria si conclude nel 1755 con il ritorno definitivo a Venezia. Gli ultimi anni sono coronati dalla commissione del mercante tedesco Sigismund Streit. Il soggetto che caratterizza questa fase è il capriccio. Nel 1763 Canaletto è ammesso all’Accademia veneziana di pittura e scultura. Muore nella sua casa in corte Perina vicino alla chiesa di San Lio la sera del 19 aprile 1768.

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Giuseppe Muri

Giornalista pubblicista dagli Anni Ottanta, si occupa di cronaca e di costume. Ha lavorato per un lungo periodo nelle redazioni di testate locali piemontesi. Appassionato di storia, ha svolto alcune inchieste legate a fatti importanti che hanno caratterizzato il Novecento italiano.

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