MONTEBELLUNA (TREVISO). A partire da oggi, 17 maggio, sino al 19 maggio si si svolgeranno i giochi nazionali di A.N.E.D. (Associazione Nazionale Emodializzati Dialisi e Trapianto) Onlus e il Comitato Speciale A.N.E.D.
Sport, in collaborazione con il comune di Montebelluna, il Centro Nazionale Trapianti e con il patrocinio del Comitato Nazionale Paralimpico (CIP) e del CONI.
Per l’occasione si svolgerà la 29ª edizione dei Giochi Nazionali Trapiantati e la 26ª edizione dei Giochi Nazionali Dializzati, che vedranno gareggiare atleti trapiantati di ogni organo ed età e pazienti dializzati, provenienti da ogni regione d’Italia. L’intento principale dell’iniziativa è quello di dimostrare che è possibile raggiungere il miglioramento della qualità di vita grazie al trapianto. Gli atleti in gara si confronteranno nelle specialità sportive di atletica leggera, volley, tennis, tennis da tavolo, bocce e golf.
Marco Mestriner, Coordinatore Nazionale del Comitato A.N.E.D. Sport, ha dichiarato: ” Lo scopo dei Giochi è di promuovere la terapia del trapianto e la donazione e consolidare l’attività sportiva delle persone affette da insufficienza renale cronica in trattamento dialitico e dei trapiantati di organi e tessuti, favorendone, attraverso lo sport, il recupero sociale e clinico nonché il miglioramento della qualità di vita. Quest’anno si è voluto sottolineare anche l’importanza dell’alimentazione, che non deve essere una condanna per i malati dializzati e trapiantati, sottolineando che anche per loro è possibile riscoprire il “gusto” senza rinunciare a una alimentazione sana “.
Mentre il dottor Massimo Cardillo, Neodirettore del Centro Nazionale Trapianti sottolinea che: “Praticare attività sportiva rappresenta, per molti trapiantati, un percorso di recupero e benessere, ma anche un mezzo per
testimoniare al pubblico l’efficacia del trapianto. Il Centro Nazionale Trapianti ha voluto verificare scientificamente l’efficacia dell’attività fisica e sportiva sui pazienti trapiantati, attraverso test e analisi specifiche. Abbiamo dimostrato, ad esempio, che la funzionalità di un rene trapiantato durante uno sforzo fisico è uguale a quella di una persona non trapiantata. Oggi peraltro sono possibili ulteriori passi avanti, sostenendo da parte del CNT progetti rivolti alla generalità delle persone trapiantate per aiutarle a
effettuare un’attività fisica regolare indoor e outdoor”.
I Giochi saranno altresì l’occasione per sottolineare nuovamente l’importanza dell’attività fisica anche per le persone in attesa di trapianto, per mantenere le migliori condizioni fisiche in vista dell’intervento e
migliorare gli esiti dello stesso.
I trapianti di rene sono stati 2117 nel 2018, un dato che conferma il trend positivo degli ultimi bienni, grazie anche alla crescita dei trapianti da donatori viventi. Negli ultimi anni, la donazione da vivente ha registrato un notevole incremento, che è stato confermato nel 2018: 287 sono state le donazioni di rene e 25 quelle di fegato (contro le 251 e 18 registrate nel 2014). A fine 2018 i pazienti in lista d’attesa erano 8.713, di cui 6.545 in attesa di un rene, a fronte dei 9.238 registrati nel 2015. Dati positivi che però indicano anche la necessità di estendere ulteriormente le dichiarazioni di volontà a favore della donazione degli organi e di estendere in tutto il Paese le buone pratiche, per giungere a ridurre e, in prospettiva, azzerare le liste di attesa per il trapianto.
Ai Giochi partecipano anche alcuni bambini trapiantati presso Il Centro di Trapianto di Rene Pediatrico di Padova, diretto dalla dottoressa Luisa Murer, la quale ricorda che: “La malattia renale cronica sottopone i bambini, a volte fin dalla nascita, a percorsi clinici estremamente lunghi e faticosi con numerosi ricoveri, terapie ed interventi. Ma, soprattutto, rischia di influire negativamente sulla crescita e sulla qualità della vita del bambino e della sua famiglia dovendo, in seguito alle necessità assistenziali cliniche, rinunciare spesso ad una vita “normale” e a esperienze sociali e comunitarie” – dichiara la Murer – “Il trapianto di rene rappresenta la rinascita della vita se il bambino, con i suoi genitori, è stato accompagnato lungo un cammino di cura globale. L’equipe medica, chirurgica e sanitaria deve condividere, infatti, il percorso del bambino, insieme a un team multidisciplinare di psicologi, nutrizionisti, sociologi, educatori, insegnanti e anche allenatori sportivi. “La Roccia della Vita: chi in alto sale più lontano vede, chi più in alto vede più a lungo sogna!”
Carlo Saccomando