VENEZIA. Un nuovo lutto si è abbattuto su quella ormai sparuta pattuglia di protagonisti del “craxismo” vissuto e non raccontato negli in cui il Psi ridisegnò le mappe e gli equilibri della politica italiana. E’ morto Gianni de Michelis, ex esponente di spicco del Psi di Craxi, di cui è stato a lungo vicesegretario e capogruppo alla Camera.
Una lunga carriera sotto le insegne socialiste riformiste e sempre a fianco di Bettino Craxi, dall’inizio quando il Midas era una componente minoritaria nel Partito Socialista di Francesco DE Martino. Dall’89 al ’92 De Michelis è stato ministro degli Esteri, firmando tra l’altro i Trattati di Maastricht. Tra gli altri incarichi di governo anche quello di ministro del Lavoro. Veneziano, aveva 78 anni.
De Michelis era ricoverato da qualche giorno all’ospedale di Venezia, per il peggioramento delle condizioni generali di salute, riferisce Nereo Laroni, ex deputato socialista ed ex sindaco di Venezia. Non riusciva più ad alimentarsi, ed era stato necessario il ricovero. “Ero stato a trovarlo a casa l’ultima volta una quindicina di giorni fa – ha detto Laroni – e purtroppo non era più cosciente“.
“Gianni è stato un grande uomo di governo ed un compagno leale di mio padre, nella buona e nella cattiva sorte, a cui non fece mai mancare la sua vicinanza negli anni dell’esilio tunisino“, scrive Stefania Craxi, senatore di Forza Italia, ricordandolo. “Gianni, genio e sregolatezza, visionario lucido con lo sguardo sempre proteso oltre il confine, è stato innanzitutto un socialista generoso e coraggioso che ha saputo attraversare anche le stagioni più infami e buie della storia socialista e del paese con la schiena dritta, senza abiure, difendendo sempre il ruolo ed il primato della politica“.
“Piango l’amico caro e il maestro vero che ha insegnato a me, come a molti altri, a coniugare sempre nella dimensione pubblica l’azione immediata con la visione di lungo periodo. Fu non a caso capace di preveggenza e di intuizioni che, se ascoltate, avrebbero consentito di affrontare per tempo grandi fenomeni come le migrazioni e di cogliere grandi opportunità come i cambiamenti geopolitici. Aveva una cultura larga, di base, che alimentava con la continua curiosità del leggere e del vedere. Lascia il monito a che la politica non sia mai cosa piccola e contingente“, dice Maurizio Sacconi.
Di lui lascia, inoltre, l’immagine di un socialista che non cercò nuovi “accasamenti” dopo lo scioglimento del PSI ma senza rinnegare nulla della lunghissima esperienza e militanza politica preferì dedicarsi allo studio . Esce così di scena un altro grande protagonista della politica italiana, un protagonista della Prima Repubblica che visse momenti di grandi tensione politica, umana e sociale.
Giuseppe Muri