Ancora un mistero da svelare. Ancora un tesoro da scoprire. Federico III d’Aragona, “nel 1337, quando aveva 65 anni, si trovava a Enna dove si ammalò di podagra, intanto chiese di essere trasportato a Catania per mettersi sotto la protezione di Sant’Agata”.
Durante il tragitto le sue condizioni si aggravarono e venne ricoverato nell’ospedale annesso alla chiesa di San Giovanni di Paternò, dove avevano sede i Cavalieri dell’Ordine Gerosolimitano. Qui il re morì il 25 giugno. Il suo corpo venne eviscerato e imbalsamato, dopodiché fu trasportato a Catania nel Castello Ursino.” (cit. Francesco Giordano).
Lungo il cassero vecchio – all’altezza delle “palme” – così viene chiamato da sempre il quartiere di “San Giovanni” a Paternò, si concentrano ormai da tempo mille leggende, racconti e storie. Lo stesso storico paternese Carmine Rapisarda ci racconta di questo quartiere medievale, collocandolo nella stessa area. Ma se indaghiamo nella tradizione orale di chi vive o ha vissuto a San Giovanni, scopriamo che tutti sanno della omonima chiesa e dell’ospedale annesso.
Ma dove si trova veramente? Ci sono tracce ancora visibili? L’Archeoclub d’Italia – in particolare la sezione Iblamajor di Paternò – il 25 giugno collocherà una lapide per commemorare la scomparsa di Federico III d’Aragona proprio nel vicolo San Giovanni, dove presumibilmente c’era la chiesa. Ma proprio oggi è stato fatto un sopralluogo e una verifica morfologica e tipologica del comparto urbano che contiene il manufatto scomparso e il risultato è sorprendente. A questo si aggiunge il materiale trovato nell’Archivio di Stato di Catania dall’arch. Giuseppe Mirenda e in particolare la sezione trasversale della chiesa di San Giovanni. I conti tornano e tutto appare allineato.
Possiamo dirlo. E’ stata individuata l’esatta posizione della chiesa di San Giovanni, ormai inglobata nel tessuto urbano. E’ riconoscibile e le descrizioni della tradizione orale coincidono. Il gruppo di studiosi, ha definito i contorni dell’impianto chiesastico e le possibili aderenze e connessioni con l’Ospedale dei Cavalieri dell’Ordine Gerosolimitano.
Sono state fatte alcune verifiche catastali e cartografiche e altre ancora saranno sviluppate nei prossimi mesi per presentarle il 25 giugno in occasione della collocazione della lapide. Un passo avanti nella ricostruzione della storia di questa città e la conferma che molto c’è ancora da fare. Durante il sopralluogo ci ha colpito la voglia degli abitanti di svelare la storia del quartiere e la leggenda della chiesa perduta. Tanta voglia di identità e dignità. Questa è la strada giusta per ridare prestigio a un territorio spesso sottovalutato.
Speriamo che altri abitanti del quartiere, si facciano avanti, per raccogliere altri indizi preziosi, per completare la ricerca e restituire alla collettività un altro mistero risolto. Dopo che la chiesa e l’ospedale sono appartenuti a Cavalieri dalla croce rossa sul petto, adesso nello stesso luogo c’è sempre una Croce Rossa: coincidenza? Oppure è un segno da capire e interpretare? Vedremo più avanti.