Nella Settimana santa della Liturgia cristiana, che va dalla domenica delle Palme alla domenica di Pasqua, vi sono tre giorni che primeggiano per la loro solennità ed unicità. Sono il cosiddetto “Triduo pasquale” nel quale si commemora la crocifissione, sepoltura e Resurrezione di Gesù Cristo. Il Sabato santo rappresenta il secondo giorno liturgico del Triduo, che ha inizio con la Messa nella Cena del Signore nella sera precedente il Venerdì santo, e termina con la domenica di Pasqua, di cui il primo atto liturgico è la veglia pasquale.
Il Sabato santo è un giorno di silenzio, di raccoglimento, di meditazione, per Gesù che giace nel sepolcro. Si attende l’annuncio della risurrezione di Gesù, annuncio che avverrà nella solenne veglia pasquale. Questa si svolgerà dopo il tramonto del sole ed è considerata parte della celebrazione della domenica di Pasqua, per cui chi vi assiste compie il precetto di partecipare alla messa domenicale.
Il Sabato santo è di fatto “aliturgico”, nel senso che in esso non si celebra la messa, celebrazione che viene indicata alcune volte con il termine “liturgia” o “divina liturgia”, particolarmente nel rito bizantino. La liturgia romana stabilisce che in questa giornata l’altare continui ad essere totalmente spoglio (privo cioè di tovaglia, candelieri, croce, tappeti), quale “icona” della passione del Signore e assenza, in questi giorni austeri, della celebrazione del divin Sacrificio. La Comunione si può dare solo in forma di viatico, cioè l’eucaristia impartita a chi è in pericolo di vita. Si esclude la celebrazione delle nozze e degli altri sacramenti, eccetto quelli della penitenza e dell’unzione degli infermi. Inoltre, la Chiesa cattolica considera degno di lode protrarre il digiuno ecclesiastico e l’astinenza dalle carni anche per tutto il sabato santo, tuttavia non ne fa un obbligo per i fedeli.[