• 27 Dicembre 2024
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Circoncisioni clandestine, ennesimo morto: esplode il caso

ROMA. Una pratica religiosa, una circoncisione rituale su due gemelli di origine nigeriana di due anni, finita in tragedia: uno è morto per un’emorragia, l’altro è ricoverato in gravi condizioni nell’ospedale romano Sant’Andrea. Il fatto è avvenuto a Monterotondo, alle porte di Roma, in una casa gestita dall’Arci con l’amministrazione comunale. A praticare l’operazione in casa sarebbe stato un sedicente medico, anche lui immigrato. Sulla vicenda sono in corso indagini dei poliziotti della Squadra Mobile al lavoro per ricostruire con esattezza l’accaduto e stabilire le responsabilità.

Da stabilire ancora la natura dolosa o colposa. Nello stesso fascicolo sono ipotizzate anche le lesioni gravissime nei confronti del gemellino. Al momento non sono state decise misure restrittive, ma al vaglio degli inquirenti c’è la posizione di chi ha operato sui due bimbi. La notizia porta nuovamente alla ribalta questo rituale che in molti casi viene eseguito in modo clandestino. Prima del caso di Monterotondo nel 2016 morì un bimbo a Torino e prima ancora ci furono altre vittime a Treviso e Bari.

Secondo l’Amsi, l’associazione di medici di origine straniera in Italia, nel nostro Paese i bimbi circoncisi ogni anno sono 4.000-5000, esattamente il doppio se si considerano anche quelli che, pur vivendo in Italia, durante le festività – soprattutto mussulmane – vengono sottoposti alla pratica nei paesi d’origine.

Fao Aodi, presidente dell’Amsi, si batte contro quelle che chiama le “cure fai da te” che ammonterebbero ogni anno a 1.500-1700, pari a un terzo di quelle eseguite in Italia. “Chi subisce la circoncisione – spiega Aodi – per culturali e religiosi talvolta rischia perché questa viene eseguita clandestinamente, e spesso non da medici, con il rischio concreto di infezioni ed emorragie che in alcuni caso possono diventare letali per i piccoli”.

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Piero Abrate

Giornalista professionista dal 1990, in passato ha lavorato per quasi 20 anni nelle redazioni di Stampa Sera e La Stampa, dirigendo successivamente un mensile nazionale di auto e il quotidiano locale Torino Sera. È stato docente di giornalismo all’Università popolare di Torino.

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