Riscoprire la tradizione, riscoprire abilità che rischiano di scomparire, riscoprire allo stesso tempo mondi ormai perduti e farlo nel segno del lusso e dell’unicità. Sembrerà strano ma per fare tutto questo sono bastati un uncinetto e due ferri da maglia a cui aggiungere eleganza e, soprattutto, un lavoro esperto e paziente. Il risultato è una collezione di abiti, ma anche di scarpe e stivali, tutti assolutamente handmade, che non possono passare inosservati.
L’idea, antica e innovativa allo stesso tempo, di attingere ad un bagaglio quasi desueto per creare qualcosa di esclusivo e sofisticato è venuta ad Anna Voronkova, russa di origine ed italiana di adozione, un passato nel mondo della finanza nella City londinese e un presente all’Accademia del Lusso di Roma. La sua collezione di debutto, ‘Lost civilization’, è nata proprio come punto di incontro tra la ricca cultura russa, la vita mondana respirata a Londra e la moda fatta di artigianato, sartoria e sapiente manualità conosciuta in Italia. Per creare qualcosa di nuovo e personale, Anna ha preso in mano un oggetto apparentemente antiquato, i ferri, abbandonati da anni in un cassetto e ha rispolverato una tradizione che in Russia è ancora un’abitudine, tramandata in molte case lontane dal caos di Mosca di generazione in generazione, ma che in Italia si ritrova ormai sempre più raramente e che altrettanto raramente è abbinata al concetto di fashion. Ha iniziato a sferruzzare, a creare, a disegnare e a dare forma.
Il risultato finale non potrebbe essere più moderno e in alcuni casi futuristico: cappotti, ma anche body, mantelle, colli, cappucci, abiti fascianti, calze interamente lavorate all’uncinetto e stivali in maglia traforata che avvolgono la caviglia e la gamba con eleganza e sensualità insieme.
Il lavoro non è stato solo quello della stilista: a ricamare e lavorare a maglia i pezzi unici della collezione ci hanno pensato anche donne precise e meticolose, che – in qualche caso addirittura dai lontani monti Urali – hanno dato il loro contributo nella creazione di prodotti artigianali ed irripetibili.
Nessuno degli abiti ispirati a mondi lontani, a civiltà perse nel tempo, dai Sumeri ai Maya, dagli Egizi agli Aztechi, è passato sotto una macchina. Solo attraverso le mani di chi lo ha lavorato: vera personificazione del concetto di ‘low fashion’, non solo per la lana scelta, strettamente made in Italy, e per le pellicce, rigorosamente ‘riciclate’ dai vecchi bauli di nonne e zie.
Ora però la sfida è portare una collezione unica a trasformarsi in un marchio su scala più ampia. Per farlo, è iniziata una vera e propria caccia in giro per l’Italia ad artigiani ed esperti in grado di riprodurre i modelli: dall’Umbria, patria della maglia firmata Brunello Cucinelli, alla Lombardia, dalle botteghe ai garage fino ai laboratori dove si produce l’alta moda italiana. La scommessa non è facile: produrre con l’apporto delle macchine modelli interamente made in Italy per reinventare una tradizione che rischia di estinguersi.