Stranezze e curiosità dal serissimo elenco dei Patrimoni Orali e Immateriali: dai pub alle torri umane
È proprio l’Italia, con 54 siti, a guidare l’elenco dei Patrimoni dell’Umanità dell’Unesco, convenzione che dal 1972 si occupa di preservare, salvare e tramandare i più straordinari reperti archeologici e luoghi naturali del mondo. Un po’ meno conosciuto, ma ugualmente importante, è invece un altro elenco, curato sempre dall’Unesco, che questa volta ha scelto di concentrarsi sui patrimoni culturali e immateriali dell’umanità. Ovvero, per essere chiari, tradizioni, usanze, costumi e dialetti, tramandati attraverso i millenni e per questo privi di documentazioni scritte, o tangibili, appunto.
Il primo elenco, che includeva appena 19 voci, risale al 2001, ma già due anni dopo diventano 28 ed oggi la lista continua a crescere, in modo incessante, sfiorando le 300 presenze. Secondo il regolamento, la tradizione da preservare è indicata dal paese, che ne fa formale richiesta, e dopo un’attenta analisi un comitato scientifico decide per l’affiliazione o meno.
All’interno dell’elenco si trova davvero un po’ di tutto, dagli ideogrammi cinesi alle danze tribali di popolazioni che ancora oggi preferiscono le foreste alla civilizzazione, ma anche qualche buffa curiosità, che sembra essere inclusa per sottolineare ancora una volta che il mondo continua ad essere bello, ma anche piuttosto strano.
Il “Geledé”, ad esempio, è la più festività del popolo Yoruba, che abita alcune zone di Benin, Nigeria e Togo. La festa celebra l’importanza della donna, la saggezza femminile delle anziane e delle madri, e cosa c’è di meglio – dev’essersi chiesto qualcuno qualche migliaio di anni fa – che vestirsi proprio da donna? Così, il giorno del Geledé, tutti gli uomini indossano abiti, copricapi e gioielli femminili, e da lì in poi danzano e cantano per un giorno intero. Più maschia l’usanza turca del “Kirkpinar”, una lotta in cui i partecipanti, prima di iniziare a menarsi, si cospargono di olio d’oliva.
Non sono da meno le “Torri di Castells”, in Catalogna: l’evento, in scena ogni due anni a Tarragona, raduna da tutta la zona torri di altezza variabile (possono arrivare a 9 piani) composte esclusivamente da materiale umano: vince chi arriva più in alto, possibilmente senza sfracellarsi al suolo. Da citare anche il “Silbo Gomero”, curioso linguaggio composto da fischi e suoni in uso nelle isole Canarie: l’usanza, oggi studiata nelle scuole, si è sviluppata per vincere gole e vallate, quando ancora non c’erano cabine e cellulari.
Fra le richieste pervenute all’Unesco anche quella della Kingston University, che ha chiesto di includere nell’elenco i pub inglesi. A causa della crisi, che anche da quelle parti picchia forte, pare che ne chiudano una media di 50 ogni settimana: di questo passo sarà più facile incrociare per strada una foca monaca che un pub aperto.