• 16 Ottobre 2024
  • SCIENZE

PFAS: i contaminanti della risorsa idrica

Le sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) sono dei composti chimici di sintesi e presentano una struttura chimica molto resistente e persistente nell’ambiente. Non sono presenti in natura, ma sono stati creati dall’uomo e oggi trovano impiego in molte fasi del tessuto economico. Come ad esempio nel settore alimentare, medico, minerario, edilizio ed automobilistico.

Lo smaltimento di alcuni prodotti liquidi e solidi, da parte delle aziende e l’utilizzo eccessivo di queste molecole nei processi industriali, ha portato ad una crescente contaminazione ambientale. Queste sostanze fluorurate sono state ampiamente utilizzate negli anni 40-50 in campo militare, tessile e cartario. Un po’ come lo è stato per l’amianto in campo edilizio, portando delle percussioni ed effetti negativi sull’ambiente non solo in Piemonte ma anche in altre Regioni.

Tale passività ambientale è stata riscontrata non solo nei corsi di acqua superficiali ma anche nelle falde acquifere risultando così, dannosi sia per l’ambiente che per la salute umana. A tal proposito, il ciclo idrico delle acque è stato messo a repentaglio soprattutto per quanto riguarda l’acqua destinata al consumo umano.

Caratteristiche chimiche delle sostanze perfluorate

I PFAS sono composti chimici costituiti da catene di carbonio legate da atomi di fluoro. Tale legame è stato creato per essere indistruttibile, idrofobico ed idrosolubile. Tali elementi chimici artificiali sono stati definiti come inquinanti eterni o forever contaminats. Possono essere a catena corta o lunga e molto resistenti a fenomeni di degradazione termica, chimica e biologica. La famiglia dei PFAS è molto vasta (circa 4.000 composti perfluorati) e si possono trovare nell’ambiente alcune diverse tipologie di molecole come PFOA, PFOS e PFBA.

PFAS nella risorsa idrica e audit ambientali

I PFAS sono elementi mobili e solubili, per cui data la loro capacità di diffondersi facilmente in ambiente idrico si possono trovare prima nei canali idrici superficiali e poi nella falda sotterranea in seguito a processi industriali o lavorazioni in cui contengano questo composto. Gli scarichi industriali, civili e agricoli se non trattati adeguatamente potrebbero lasciare queste molecole all’interno della falda sotterranea. Tuttavia, è molto importante in fase di campagna di monitoraggio effettuare campionamenti corretti e prendere in considerazione tutte le classi di PFAS.

L’importanza della contaminazione dipende molto dalla condizione sito-specifica e ovviamente dalla matrice di riferimento. In questo ruolo, il geologo, in collaborazione con altre figure tecniche effettuano audit ambientali e campionamenti di acque, terreni e rifiuti per la ricerca e lo studio della evoluzione dei parametri chimico-fisici.

PFAS
Fig. 1 Monitoraggio chimico di pozzi

Normative e soluzioni

È necessario progettare estesi e ripetuti piani di monitoraggio idrochimico nei corpi idrici superficiali che profondi al fine di ottenere un quadro complessivo della concentrazione dei PFAS presenti. Per fronteggiare il problema sono stati adottati, negli ultimi anni, dagli Enti delle Linee Guida e in particolare in Piemonte è stata adottata la Legge Regionale 2021 n.25 inerenti ai valori limite allo scarico, da parte delle aziende, in acque superficiali e in pubblica fognatura per i composti appartenenti alla categoria PFAS e il Decreto Legislativo del 23 febbraio 2023 per la tutela delle acque potabili.

In corrispondenza di siti industriali e di aziende di gestione e trattamento di rifiuti sarebbe obbligatorio imporre delle campagne analitiche di monitoraggio, aumentando così la copertura delle aree geografiche. Visto che la problematica non riguarda solo l’ambiente, ma anche la salute umana, è necessario procedere con controlli anche in corrispondenza di acquedotti, condotte e pozzi di acqua destinato al consumo umano.

La capacità di eliminare le molecole di PFAS dall’acqua è estremamente complicata, dovuta alle sue proprietà, ma esistono comunque delle soluzioni efficaci come l’utilizzo di carbone attivo granulare o impianti ad osmosi inversa, utilizzati gran parte dai gestori idrici pubblici. Questi impianti devono essere installati anche in via preventiva e non soltanto dopo l’accertamento di contaminazioni.

D’altro canto, le aziende che producono PFAS devono cercare di limitare la produzione e soprattutto affidarsi a tecnici, come imposto dalle normative vigenti, per il controllo ante e post operam al fine di contenere il plume di contaminazione, entro i limiti analitici stabiliti per legge e adottare delle procedure di eventuale bonifica ambientale.

Fabrizio Filipello

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